Uil-Fp: Pronto Soccorso costieri situazione incandescente

Si rischia l’esplosione con effetti devastanti.

Grosseto: "Con la presente, si intende rappresentare in tutta la sua drammaticità, la situazione dei Pronto Soccorso costieri, ossia quelli del “Misericordia” di Grosseto e del “San Giovanni di Dio” di Orbetello, che è stata, negli anni scorsi, più volte paragonata dalla scrivente Organizzazione Sindacale ad un “cold case” (caso irrisolto), dato che non si è mai (o quasi ) riusciti a far fronte in maniera preventiva e/o adeguata all’aumento degli accessi nei P.S. che, durante il periodo estivo, crescono in maniera esponenziale", dice una nota della UIL Federazione Poteri Locali – Area Vasta Toscana Sud Est Siena-Arezzo-Grosseto.


"Ma quest’anno, - prosegue la nota - con una situazione degli ingressi, già dal mese di giugno, da “bollino rosso” (più di 200 al giorno solo al Misericordia.….), ci troviamo di fronte ad un contesto già di per sé incandescente, che minaccia di esplodere, nei mesi di Luglio ed Agosto, in una sorta di “hell of fire” (inferno di fuoco), per il personale medico, infermieristico e ausiliario i cui effetti si riverbererebbero sui pazienti. Questo anche perché i due anni della pandemia hanno fatto lievitare gli accessi ai Pronto Soccorso di pazienti “difficili” (psichiatrici, psicotici, disagiati, ecc), che vanno ormai serialmente ad aggiungersi ai pazienti “ordinari” (i quali, come detto, si “esponenzializzano” nel periodo estivo…). Ciò ha caratterizzato l’aumento considerevole dei casi di aggressione al personale sanitario, sui quali va a sovraccaricarsi, ormai da lungo tempo la non fruizione delle ferie e l’allungamento dei turni lavorativi in modalità “aggiuntiva”, che comportano turni sfibranti a forte tensione psicofisica, i quali conducono al “burn out” della comunità sanitaria. Se poi si aggiunge anche la presenza di personale “con limitazioni” nella turnazione “massacrante”, siamo “over the top”. Una situazione insostenibile che assomiglia più, ci sia consentito, ad un girone infernale che ad un contesto lavorativo".

"L’aumento significativo dei casi psicotico/psichiatrici legati al disagio ed al degrado sociale, rappresenta un quadro non solo in correlazione al Covid-Sars-2, ma pone degli importanti interrogativi rispetto all’efficacia ed efficienza della Medicina Territoriale che, forse sovradimensionata per gli aspetti numerici degli operatori sanitari, risulta “de facto”, a nostro avviso, assolutamente disorganizzata alla sua funzione primaria fondamentale di “drenaggio” socio-assistenziale del tessuto territoriale che poi, consequenzialmente, senza una risposta “in loco”, si riversa nei Pronto Soccorso. “Ad abundantiam”, con l’aumento dei casi di disagio sociale, si genera nelle aree critiche dei nosocomi, un problema di gestione di situazioni e di spazi che, in mancanza di percorsi ”separati” (cosa che segnaliamo da tempo), costringe il personale sanitario a “dedicarsi” ai casi di nevrosi, psicosi, ma anche ai casi dei “soliti noti” alle forze dell’ordine, che, in mancanza di adeguata sistemazione istituzionale, vengono portati/stazionati sovente nei Pronto Soccorso. Gli effetti per il personale sono devastanti botte, schiaffi, calci, ecc. Come detto, da quello che registriamo, è “saltato” il sistema territoriale, ma con altrettanta onestà intellettuale, affermiamo che le risorse umane sanitarie (Infermieri, Oss, ecc), non sono ben distribuite tra territorio e nosocomi (a svantaggio di questi ultimi) e, probabilmente, anche all’interno degli stessi nosocomi non vi è una distribuzione perequata", termina la nota.