'La politica vista dai giovani': … il ritorno della Partitocrazia

di Lorenzo Lauretano Bentornati cari lettori e care lettrici all'appuntamento con "La politica vista dai giovani".

In queste settimane abbiamo visto un cambiamento drastico nel panorama politico italiano. A partire dall'elezione del Presidente della Repubblica infatti siamo andati, giorno per giorno, ad uno sfaldamento graduale degli assi "classici" di Centro-Destra e Centro-Sinistra. Partiamo dal principio.

Il Centro-Destra aveva i numeri per poter "dare le carte" nella partita del Quirinale. Vi era infatti all'inizio la candidatura naturale del "padre" del Centro-Destra della seconda Repubblica, ovvero il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. E come al solito si è visto il solito circo mediatico contro l'ex cavaliere del lavoro, volto alla delegittimazione della candidatura del suddetto. Nonostante infatti gli altri partiti dell'alleanza di CDX fossero ben disponibili a sostenere e a portare avanti il nome di Berlusconi, quest'ultimo si ritira ben prima di fare un tentativo al voto.

Auto-bruciata la candidatura maggiore, si è proceduto fino alla fine della settimana con votazioni nulle, e proposte di nomi altrettanto nulle (eccetto per la prova su Guido Crosetto voluta da Fratelli d'Italia). Fino ad arrivare alla bruciatura dell'autorevole candidatura di Maria Elisabetta Casellati, da parte delle componenti centriste del CDX. "Il centro nasce oggi" è il commento di un esponente del gruppo parlamentare che fa capo al presidente della regione Liguria Giovanni Toti. Si arriva dunque al sabato pomeriggio e alla ri-elezione di Sergio Mattarella, votato anche dai gruppi parlamentari del CDX di governo.

Con questa scelta si spacca dunque l'alleanza che racchiude la maggior parte del consenso degli italiani. E ora serve assolutamente che si riorganizzi entro il 2023, pena il ritorno della partitocrazia (in)degna della prima Repubblica.

L'assetto del governo Draghi è infatti analogo a quello dei governi retti dal pentapartito negli anni '80. Abbiamo una forte componente centrista, tendente a sinistra, la sinistra parlamentare, i riformisti socialisti e una parte del CDX uniti dalla venerazione verso la figura di Draghi. Non che ci sia nulla di male in ciò, solo un cieco non riconoscerebbe l'autorevolezza del presidente Draghi. Autorevolezza però legata più al suo passato alla BCE che non alle azioni del suo governo. Che tra l'altro è rimasto immobile fino alle Quirinarie.

Le differenze sostanziali tra la coalizione di governo e il pentapartito sono ben visibili e ben intuibili. Innanzitutto all'epoca vi era un programma di riforme ben pensato, e si aveva un'idea sul da farsi. Oggi invece, tolte le iniziative prese dal Presidente del Consiglio, viene fatto ben poco dai partiti.

Ma la differenza più importante è che il pentapartito aveva i voti nell'Italia reale, non era distaccato dalla realtà come sono i partiti oggi. Il parlamento di oggi è una fotografia della situazione politica del 2018. Dopo 4 anni il panorama politico e sociale è cambiato drasticamente.

Chi scrive auspica ad una riforma elettorale che permetta a chiunque vinca le prossime elezioni di poter governare questo sciagurato paese. Altri 5 anni di immobilismo la nostra cara Italia non può reggerli.