'La Politica vista dai giovani': … il malato d'Europa

di Lorenzo Lauretano Benvenuti a tutti, care lettrici e cari lettori, con il nuovo appuntamento con la rubrica "La politica vista dai giovani". L'ultima volta ci siamo lasciati, dopo aver affrontato il tema legato alla pandemia e alle conseguenze, probabili o certe, di un anno di restrizioni. Purtroppo per noi, però, la pandemia non è l'unico problema che affligge il Belpaese. Sono anni, ormai, che purtroppo la nostra Nazione semplicemente sopravvive.

Potremmo definire la situazione pre-pandemica italiana: "senza infamia, senza lode", e analizzare il perchè l'Italia può essere definita "il malato d'Europa" del XXI secolo. Per semplicità, si potrebbero raggruppare i molteplici problemi del paese in tre macro-aree: problemi economici, strutturali e politici.

economia borsa.jpgPartiamo dalla prima categoria. I problemi economici iniziano più o meno una decina d'anni fa, con la grande crisi finanziaria proveniente dagli Usa e con la successiva crisi Europea del debito sovrano. Facendo mente locale, quali provvedimenti sono stati adottati per tamponare e successivamente superare questa crisi? Diciamo: pochi e inefficaci. I provvedimenti presi dal governo Monti, i cosiddetti "lacrime e sangue" hanno forse leggermente tamponato l'emorragia economica, ma non hanno portato alcun beneficio a medio-lungo termine all'economia nazionale. L'austerità in quella fase economica era certamente la via più semplice. Credo obiettivamene che chiunque altro fosse stato a capo del governo, avrebbe comunque proceduto a manovre di quel genere. Purtroppo è pure vero che la politica d'austerità, tanto voluta dall'Europa per i paesi in difficoltà, si è dimostrata inefficace, almeno per quanto riguarda l'Italia. Ma in realtà, credo che qualsiasi ricetta venga adottata, per quanto possa essere "buona", corre il rischio di risultare inefficace.

Rientra nelle gravi difficoltà economiche, seppur in maniera indiretta, la questione del costo del lavoro. Spesso si sente dire che ci sono aziende medio-grandi che si spostano dall'Italia per andare ad operare all'estero, chiudendo i loro stabilimenti in Italia, con buona pace dei lavoratori italiani. Spesso, erroneamente, si dà la colpa proprio a queste aziende, senza rendersi conto che in Italia il costo del lavoro grava sull'imprenditore per almeno il 46% dello stipendio. Ergo, per mantenere un dipendente a cui vuoi pagare 10, sei costretto a pagare 15 a causa di tutti gli oneri imposti dallo Stato. Rimangono invece in Italia tutte le imprese medio-piccole. Strozzate, oltre che da un fisco esoso, da una politica del lavoro oppressiva. Per le problematiche economiche, la soluzione è una sola e semplice: diminuire il carico fiscale.

Regioni-Province_Italia.jpgE veniamo, dunque, al secondo gruppo di problemi, ovvero i ben più gravi problemi strutturali. Questa è una categoria molto ampia, e vedrò di toccare brevemente tutti i punti, per dare una spiegazione chiara della nostra situazione. Partiamo dalla problematica che più si sente nominare, ovvero l'inefficienza burocratica. Viviamo in un paese dove la burocrazia "strozza" i singoli individui, nel nome di una qualche ideologica sicurezza o trasparenza. Non critico questi due principi, sono d'accordo pure io nell'avere sicurezza e trasparenza, ma purtroppo i delittuosi casi d'infiltrazione ci dimostrano che nonostante la "pesantezza" del sistema burocratico, è comunque possibile raggirare il sistema. La soluzione a questo pesante fardello consisterebbe nella creazione di una burocrazia snella, ma pur sempre attenta alla sicurezza e alla trasparenza e, soprattutto, al servizio del cittadino. Rientra nella categoria dei problemi strutturali il "semi-federalismo" di stampo tutto italiano. In questo periodo buio, abbiamo assistito al ridicolo rimpallo di responsabilità tra Stato e Regioni. Chi non mastica diritto amministrativo potrebbe chiedersi se è davvero possibile che non si possa trovare qualcuno che prenda la responsabilità per le decisioni prese.

La risposta purtroppo è sì. La riforma federale del 2001 lascia purtroppo in un'area grigia certe competenze, in quanto non delimita in maniera specifica dove termina la competenza dello Stato e dove inizia quello delle Regioni. La riforma, chiaramente incompleta, è stata modificata successivamente per due volte, ma a causa di problematiche che affronteremo più tardi, le modifiche non sono state attuate. La soluzione qua è molto semplice. O si spinge l'Italia verso un modello puramente federale o verso un modello centralizzato. Non possiamo continuare a sostenere un sistema incerto, che poi nelle emergenze, rischia di andare nel caos totale.

manovra_parlamento_vuoto_02-620x330.jpgVeniamo dunque all'ultima area di problemi: l'area politica. L' instabilità è dietro l'angolo, specialmente per quanto riguarda il sistema politico italiano. Non parlo del semplice fatto che esistano una miriade di partiti, quello non lo considero un vero problema, parlo essenzialmente del fatto che nessuno schieramento politico, negli ultimi 10 anni ha governato senza intoppi per una legislatura intera. L'ultimo governo durato per tutta la legislatura, seppur con un rimpasto è il Berlusconi-bis/ter, ma dobbiamo risalire ai primi anni duemila.

Facendo mente locale, abbiamo avuto tre governi nella scorsa legislatura e tre governi nell'attuale legislatura (per ora). Da cosa è causato tutto ciò? Innanzitutto da una legge elettorale che favorisce l'ingovernabilità. Alle ultime elezioni non vi sono stati dei vincitori assoluti e si è difatti proceduto con la formazione di governi eterogenei, mettendo insieme parti politiche che fino al giorno prima si erano insultate tra loro. Nemici giurati al governo insieme, come si può credere che possano condividere l'idea di fare delle riforme strutturali assieme? Prendiamo per esempio la già citata riforma federale. Csx e Cdx hanno due visioni completamente all'opposto tra loro, in quanto i primi puntano ad una maggiore centralizzazione ed i secondi ad un federalismo completo. E questa è solamente la situazione attuale. Sono passati 10 anni dall'ultimo governo coeso e con una visione, condivisibile o meno.

Senza stabilità non si fanno le riforme necessarie alla "ristrutturazione" del nostro paese. E chi invece tenta di cambiare qualcosa, viene miserabilmente sconfitto. E veniamo, dunque all'altro problema del nostro sistema politico, ovvero l'eccessiva polarizzazione creata attorno ad alcuni protagonisti della politica. Mi voglio ricollegare all'argomento su trattato, per quanto riguarda la riforma federale del 2001. Come ho già affermato, vi sono stati due tentativi nel corso degli ultimi 15 anni di terminare, in un senso o nell'altro, la riforma. Vi è stato il tentativo da parte del governo Berlusconi-bis di correggere alcune storture ed incertezze portate dalla riforma del titolo V, nel 2006, con una riforma di forte spinta federalista, con diversi poteri devoluti alle regioni. È chiaro che però divenne un referendum sulla figura di Berlusconi e la riforma non passò l'appuntamento referendario. Passano 10 anni e nel 2016 vi è il tentativo del governo Renzi di terminare e correggere la riforma del titolo V, con una spinta più centralista, con diversi poteri che sarebbero ritornati ad essere di competenza dello Stato centrale. È inutile dire che anche in quell'occasione il referendum bocciò la riforma, a causa anche della polarizzazione creatasi attorno all'ex-premier.

Cerimonia_di_insediamento_del_Governo_Draghi_a_Palazzo_Chigi_2021 con Conte foto wikipedia.jpgIn conclusione, la "ricetta" che a parer mio dovrebbe essere messa in atto consiste in una riforma politica che garantisca la stabilità e che argini fenomeni di polarizzazione, attraverso cui poi poter ottenere dei governi stabili e con visione a lungo termine. Questi governi si occuperebbero poi del risanamento strutturale della nostra Nazione, portandoci ad uno stato federale oppure centralizzato, l'importante è che sia efficiente. Una volta aumentata l'efficienza strutturale si può procedere ad una semplificazione del sistema burocratico. Snellita la burocrazia e l'impianto strutturale, riducendo quindi i costi di mantenimento di entrambi, si può infine allentare la presa fiscale sui singoli cittadini, dando un po' di respiro all'economia e sanando così il "malato d'Europa".

Grazie per aver seguito l'appuntamento odierno, vi aspetto tra due settimane!