Follonica verso il ballottaggio: La parola 'futuro' apre la rassegna 'M’innamoravo di tutto 2.0'

Martedì 25 febbraio, alle 18, Simone Giusti apre la rassegna ideata da Andrea Benini e promossa dalla coalizione di centrosinistra insieme a “Libertà e Giustizia”. Quattro appuntamenti che ruotano su quattro parole per “ritrovare il senso comune”.

Follonica: È “futuro” la parola scelta per aprire la mini rassegna culturale “M’innamoravo di tutto 2.0”: prende il via martedì 25 febbraio, alle 18, alla libreria AltriMondi di via Albereta a Follonica, il ciclo di quattro appuntamenti ideato da Andrea Benini e promossa dalla coalizione di centrosinistra insieme all’associazione “Libertà e Giustizia”.

Protagonista del primo incontro la parola “futuro”, appunto, che sarà trattata a partire dal libro libro “La scuola politica – Abbecedario laico, popolare e democratico” a cura Simone Giusti, Federico Batini, Giusi Marchetta e Vanessa Roghi edito da Effequ.

Simone Giusti, docente esperto di letteratura e scuola, parlerà dell’importanza di uno sguardo sul futuro e del ruolo della scuola, che secondo gli autori del saggio deve essere laica, popolare e democratica, nella formazione dei cittadini.
“Abbiamo deciso di partire dal futuro – dice Andrea Benini – perché è proprio sulla visione del domani che si basa la politica e perché crediamo che sia un compito di tutti partecipare alla vita di una comunità: per questo, è fondamentale formare i giovani per renderli partecipi del loro futuro, capaci di compiere scelte e di crescere con la prospettiva di essere parte di un tutto”.

Il saggio, sottoforma di dizionario, curato da Giusti, parte da questa convinzione: “La scuola non deve fare politica, dicono: eppure non potrebbe, anche volendo, evitare di essere politica, soprattutto perché porta ogni anno milioni di persone a stare insieme, condividendo esperienze e storie che inevitabilmente produrranno trasformazioni intime, profonde e durature. La scuola, ha il dovere di compiere delle scelte di campo e di decidere quali trasformazioni vuole ottenere, a quale scopo e al servizio di chi. Perché una cosa è lavorare al servizio dei cittadini più giovani, quelli che stanno disegnando la società di domani, e un’altra è lavorare al servizio dei genitori o, come spesso accade, degli insegnanti. E cambiando l’obbiettivo si modifica anche il senso della scuola, la sua finalità politica”.

La rassegna “M’innamoravo di tutto 2.0” prosegue sabato 29 febbraio, alle 18, alla sala Tirreno, con il filosofo e docente universitario Sergio Labate che affronterà la parola “mitezza”; sabato 7 marzo al Casello idraulico sarà la vota di di Massimiliano Valeri, direttore generale del Censis, che rifletterà sulla parola “desiderio” mentre domenica 8 marzo, in sala Tirreno, il filosofo Tommaso Ariemma affronterà il tema della “fragilità”.
“Crediamo – conclude Benini – che il tema della cittadinanza attiva debba partire da quello del ‘farsi carico’ e si ci fa carico delle cose solo se si amano. Per questo, nel titolo di questa rassegna abbiamo preso a prestito un verso di Fabrizio De Andrè”.