‘Oggi parliamo di…’: la funzione della fiaba

Rubrica settimanale di approfondimento culturale, storico, educazione civica, scuola e attualità. di Simonetta Baccetti

Oggi voglio affrontare l’argomento della lettura, andando a parlare dell’importanza della funzione della fiaba. Non lo farò di persona, ma a spiegarci il tutto oggi è Gabriella Cucci, maestra di lungo corso, conosciuta nella nostra città, con un importante bagaglio di esperienza.  Sappiamo bene che a scuola come nella società le attuali tendenze innovative, guardano con sospetto alla tradizione, ma Gabriella oggi ci saprà incantare parlandoci dell’importanza della funzione della fiaba.

Gabriella  ci racconta  delle “avventure di Capino Rosso” di Quintino Battigalli che la riportano a ricordi remoti, come eredità di scoperta nascente, d’incontro con la fiaba, con l’ascolto, l’attenzione prolungata.

baccetti rubrica 1.jpgFrequentavo l’asilo (così si chiamata la scuola dell’infanzia) e la maestra, signorina Morelli, con consuetudine, a puntate, come oggi potremmo dire una telenovela, amava leggerci questa fiaba con voce modulata, quasi materna, ricca di enfasi e sfumature vocali; avevo tre anni e questo grazioso folletto (il personaggio della fiaba), birichino, ma buono, mi permise di carpirmi e farmi entrare in un bellissimo mondo fantastico: lo vedevo, lo sentivo, vivevo insieme al personaggio. Da questa iniziazione, mi sono appassionata alla lettura, alle fiabe e non solo, mi ha spinto a imparare a leggere precocemente per appagare e ottimizzare la mia sete di avventure. Penso, come insegnante, molto si deve al proprio vissuto personale per poter trasmettere ed entrare in sintonia con i propri allievi; ciò che fa la differenza tra un narratore ed un altro è la modalità di approccio. Si inizia a leggere, a raccontare in modo spontaneo, si crea uno stato, una situazione per indirizzare il bambino in una immediatezza d’interesse verso il processo di attenzione, del modo percettivo, di acquisizione delle informazioni sentite. Per farla breve, occorre una predisposizione personale alla narrazione che va coltivata, cercata, raffinata nel tempo. La fiaba tradizionale non può essere abbandonata, fa parte di una eredità trasmessa di generazione in generazione, appartiene ad un bagaglio culturale importante e profondo; frutto di una cultura agricolo-pastorale, sembra quanto mai incompatibile con la società odierna, quale è la nostra, a tecnologia avanzata.

Ciò che va ricordato è che la fiaba non può considerarsi esclusivamente il prodotto di fattori economici-politici: i bambini sono bambini, pur se evoluti nel tempo, necessitano di chiavi di accesso, chiarificatori, per conoscersi, per  superare certe situazioni di crescita, di evoluzione e di risoluzioni  ai problemi empatici .

favola baccetti.jpgCitando Rodari, a noi più vicino e conosciuto, ma non da meno Bruno Bettelheim nel suo libro: “il mondo incantato”, affermano, entrambi, che “…tutte le fiabe vecchie e nuove, possono contribuire a educare la mente, proprio perché la fiaba è il luogo di tutte le ipotesi, la combinazione per entrare nella realtà per strade nuove e per conoscere il mondo”.

Nella fiaba, come per il bambino, il sentimento del bene e del male è molto netto; il bambino ,nella vita di tutti i giorni ,va cercando il perché delle cose , necessita , per la sua struttura iniziale emotiva , cosa è giusto e cosa è sbagliato in modo definito e con l’aspetto dell’immaginazione , fiabesco , questa divisione risulta rassicurante . Poi comprenderà, nel maturare, le altre “verità” senza per questo avere traumi, che il vivere non è così definito come succede nelle fiabe ... ”e vissero felici e contenti”. La nostra finalità nel raccontare la fiaba è permettere al bambino di conoscersi, di favorire la sua personalità, ma non solo: l’intreccio di eventi tra fantasia e realtà stimolano la creatività, motore essenziale da stimolare, aiuta il bambino a guardare il mondo da diversi punti di vista, lo avvia ad essere competente proprio nell’arte del cambiare lo sguardo verso il mondo.

Come dice Rodari: ”la funzione creatrice dell’immaginazione appartiene all’uomo comune, allo scienziato, al tecnico come alla nascita di qualsiasi forma , opera d’arte; è addirittura condizione necessaria nella vita quotidiana”

La fiaba arricchisce il linguaggio, sperimenta le distanze nello spazio (lontano – vicino), nel tempo (c’era una volta, adesso, prima, poi, tanto tempo fa), i problemi di causa ed effetto; e come  ultimo aspetto, ma non meno importante, al bambino piacciono le fiabe , perché legano l’adulto a sé.