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‘Oggi parliamo di...’: non si imparano più le poesie a memoria
Rubrica settimanale di approfondimento culturale, storico, educazione civica, scuola e attualità. di Simonetta Baccetti
L’articolo di oggi ha lo scopo di farci ragionare, su didattiche che hanno caratterizzato percorsi scolastici, strutturando e formando il nostro sapere. Consapevole che tale argomento ha bisogno di più spazio per essere affrontato, proviamo oggi a fare alcune riflessioni.
Ricordo che da piccola a scuola, le poesie a memoria, si imparavano, era una prassi, almeno due poesie all’anno. Qui si aprono diverse “filosofie di pensiero” in merito, chi spiega che imparare una poesia permette di arricchire il nostro lessico, sviluppa la capacità di ampliare un periodo utilizzando diversi vocaboli, ne consegue un migliore linguaggio. Chi dice che imparare una poesia a memoria ci consente di comprendere culture diverse dalla nostra o un determinato contesto storico e sociale. Imparare una poesia a memoria permette alla nostra mente di immagazzinare informazioni e stimoli.
Perché allora c’è chi sostiene che sapere le poesie a memoria sia inutile e fuori moda?
Nell’era della nuova tecnologia, c’è chi ritiene che non sia più utile imparare le poesie a memoria, partendo dal presupposto che agli alunni non serve a nulla, qualcuno lo ritiene addirittura noioso. C’è chi sostiene che per il futuro, sapere a memoria “ il sabato del villaggio” non servirà nell’ambiente di lavoro, come nella vita.
Per molti imparare una poesia a memoria è un metodo vecchio.
Ricordiamoci che imparare una poesia a memoria significa che, una volta acquisita, questa diventi “nostra”, parte integrante del nostro sapere, che attraverso un pensiero, un ragionamento, ci permetta di affrontare contesti comunicativi. Non confondiamo il compito di imparare una poesia a memoria con il monito a non studiare a memoria, in quanto lo studio a memoria non permette di elaborare le informazioni acquisite. Imparare una poesia a memoria significa “ dominare il linguaggio” attraverso concetti ed emozioni. Non ci scordiamo che la memoria è una funzione del cervello e come tale va allenata. Possiamo definire un buon allenamento per la mente già dalle elementari imparare poesie o filastrocche a memoria, considerato che per potersi esprimere il nostro cervello attinge dalla memoria.
La memoria è un muscolo, e sono convinta che far fare ginnastica al cervello dei nostri alunni è cosa sana, che avrà una ricaduta positiva nella loro vita, un valore aggiunto dal punto di vista cognitivo.
Imparare una poesia a memoria non ha mai fatto male a nessuno, anzi ha sempre provocato reazioni di piacere ogni qualvolta abbiamo dimostrato di conoscerla e saperla. Sull’argomento di oggi ognuno avrà il proprio pensiero, concludo con una citazione di Ugo Foscolo…. “Sdegno il verso che suona e che non crea” e ripropongo una delle poesie simbolo della letteratura italiana ……
"L'infinito" di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.