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‘Oggi parliamo di…’: il mito della caverna
Rubrica settimanale di approfondimento culturale, storico, educazione civica, scuola e attualità. di Simonetta Baccetti Parlare di Platone, uno dei massimi filosofi greci antichi, in un articolo, non è cosa semplice. Non basterebbero pagine e pagine per spiegare la sua filosofia. Oggi vorrei invece soffermarmi ed accendere la vostra curiosità su una delle sue opere, la Repubblica, e nello specifico il libro VII°, che si apre con la famosa allegoria della caverna.
ll filosofo greco Platone, (il suo vero nome era Aristocle), nacque ad Atene nell'anno 427 a.C. da famiglia aristocratica. A vent'anni conobbe Socrate, che lo portò verso la filosofia. Il mito della caverna di Platone è sicuramente una tra le allegorie più conosciute del filosofo ateniese; basti pensare che è uno dei testi riconosciuti come fondamentali per la storia del pensiero e della cultura occidentale.
“Dei prigionieri sono stati incatenati, fin dalla nascita, nelle profondità di una caverna. La testa e il collo sono fortemente legati, talmente bloccati da non permette ai loro occhi di guardare altrove, ma di rimanere fissi sul muro dinanzi a loro. Alle spalle dei prigionieri, un enorme fuoco e tra il fuoco ed i prigionieri, un sentiero. Lungo questo sentiero altri uomini portano vari oggetti, proiettando ombre sul muro, attirando l'attenzione dei prigionieri, i quali non conoscendo cosa accade alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno, perché incatenati sin da piccoli, credono di avere a che fare con dei mostri. Un prigioniero viene liberato, uscendo dalla caverna scopre che quelle ombre non erano che semplici oggetti che si muovevano, che esiste la luce del sole e di seguito la notte con le stelle. Invece di rimanere a contemplare la realtà che aveva scoperto, il prigioniero liberato decide di tornare nella caverna, per comunicare agli altri prigionieri la realtà delle cose e aiutarli, ma sarà deriso , non gli crederanno, infastiditi dal suo tentativo di liberarli e di portarli alla luce del sole, lo uccidono”.
Il messaggio è chiaro, l'uomo scambia per realtà quella che è soltanto una proiezione. La liberazione dalle “catene”, la limitata esperienza, la paura di conoscere la realtà, è una debolezza tipica dell’essere umano, in ogni suo contesto storico. Oggi più che mai, il messaggio di Platone è chiaro. Ricercare sempre la verità, non credere a quello che gli altri ci proiettano. Riassumere in un articolo il grande insegnamento che l’attenta lettura ci offre in questa allegoria, è cosa ardua, spero di aver suscitato interesse per l’importante messaggio che comunica.
a sinistra, “Illustrazione del mito in un'incisione del 1604 di Jan Saenredam.