I venditori di cocomero

Accomodiamoci sull’autobus del ricordo e percorriamo un altro breve tratto dell’estate maremmana di un tempo. di Massimo CianiI venditori di cocomero. Quattro strade di Marina una volta. Che sembra ieri ma di tempo ne è trascorso, eccome. Quando arrivavi in prossimità del quadrivio, da qualunque direzione provenissi e qualunque fosse l’ora del giorno o della notte, venivi accecato dalle luci di Abu Dhabi.

La Maremma dell’anguria vive da sempre il suo trionfo nel solleone. Non è un caso che proprio in questo periodo la maturazione del frutto raggiunga il suo apice e il sapore zuccherino è al massimo. Dai cocomerai si consumava un rito antico: la cocomerata di comitiva.

Di ritorno dai locali da ballo della costa le ore più piccole, ma proprio più piccole, si trascorrevano sulle panche appositamente messe a disposizione dalla premiata ditta dell’anguria. Da un lato troneggiava la colonna dei frutti giganti, appoggiati l’uno sull’altro in attesa del rito sacrificale, immersi dentro una vasca in cui galleggiavano pezzi di stecche di ghiaccio del Sampieri.

Cocomero ghiacciato. Una botta micidiale inferta agli stomaci verso le tre dell’incrocio fra la notte e l’alba. Intorno lazzi, risate, pacche sulle spalle. Aleggiava la giovinezza, e non te ne accorgevi. Perchè se te ne fossi accorto, non ti saresti più alzato da quella panca. Avresti ordinato fette, fette, e ancora fette di quel frutto ammazzasete. Pur di fermarla lì, dal cocomeraio, la giovinezza. Così addentavi polpa dietro polpa e sputavi seme dopo seme. Esagerato come sempre in tutto. Fin quasi a scoppiare.

In realtà l’unica cosa che rischiava di scoppiare davvero era la tua vescica. ”Fermatevi, ragazzi, sennò vi piscio in macchina…” Battute di scherno, ancora risate. Breve sosta liberatrice della comitiva lungo qualche siepe rigorosamente maremmana. In quei momenti, in quella posa non proprio ortodossa, non provavi solo sollievo nel liberarti. Assaporavi la bellezza, il fascino della nostra notte, che non ha niente a che vedere con le notti delle altre zone d’Italia. Attimi di riflessione sull’infinito. Le ultime cicale che, nottambule come te, non volevano saperne di andare a dormire. Un abbaio sordo di cani a distanza. In cielo, le stelle. Le tue stelle. Che pareva gareggiassero per cercare la posizione migliore da dove poter illuminare la Maremma.

Tra le siepi, infine, loro. Le lucciole. Amiche luminose come sempre. Vallo a raccontare ai giovani di oggi che hai visto le lucciole…. Da allora sono passato non so quante volte dalle quattro strade di Marina. Ho spesso pensato “….adesso mi volto ed eccoli qui, i cocomerai. Non è cambiato nulla…” E’ cambiato tutto, invece. E’ sparita anche la pineta. Accelero, con un nodo alla gola.

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