La Macelleria Vannucchi

Dai miei ricordi di uno nato in via Oberdan "già via Rosellana" di Massimo Ciani Siamo in via Oberdan, già via Rosellana, come si leggeva una volta in un angolo del Palazzo della Prefettura. La macelleria è sempre lì, al solito numero civico, nonostante gli anni trascorsi. Solo che non ci sono più né Orazio (lui se ne andato da tempo) né i suoi figli Giuliano e Gualtiero, che hanno lasciato il posto a figli e nipoti.

Si pensi che mia madre, le rare volte che poteva permettersi di comprare la carne per la famiglia, mi ci portava in collo, e lì i titolari mi facevano cantare (si fa per dire ) un pezzo in gran voga all’inizio degli anni cinquanta, tornato poi di moda in tempi recenti. Si tratta di Quizas (all’epoca nella versione italiana “chissà”). Di carne, su quel bancone, nel lento o veloce passare degli anni, ne è stata tagliata in quantità industriali.

La famiglia Vannucchi a buon diritto può vantarsi di avere rallevato a bistecche, fettine e carne da brodo, a seconda delle diverse capacità di spesa dei clienti, generazioni e generazioni di quei grossetani che sono vissuti nel quadrilatero Piazza Volturno, via Oberdan, via Tripoli, via Aquileia. Ora è rimasto il negozio storico di una via Oberdan che, almeno come l’ho conosciuta io, non esiste più. Sono scomparsi l’alimentari di Daddo Minucci, la Drogheria Rossi, il negozio di pannina del Caselli, la barberia di Scipione Tosti, il Bar RAMA dei fratelli Soldati, le confezioni di Alvaro Pericci, il negozio di stoffe del Caselli, la pasta fresca del Mori. Solo a citare gli esercizi commerciali più rappresentativi di cui conservo memoria. Mi riferisco poi ad una strada che nel tempo ha visto stravolgere la sua originaria fisionomia architettonica. Giù i vecchi palazzi del Comune ma soprattutto giù le case della RAMA, quelle in cui sono nato. Con esse giù la sede storica dell’azienda di autolinee. Al suo posto quel centro commerciale che tutti possono osservare e giudicare, risparmiandomi commenti e sofferti rimpianti.