L'8 marzo: la fioraia di via dell’Unione

di Massimo Ciani Questa comunità nel tempo ha espresso donne importanti, generose, famose, celebrate. Donne che si sono impegnate nel sociale, profuse per il prossimo. La mia origine ruralpopolare però mi trattiene sul territorio, a volare basso.

Sui media è un concerto di esaltazione per le donne che si sono affrancate, liberate dalle catene del dispotismo maschile, affermate. Io però preferisco remare contro questi stereotipi e celebrare quelle donne che sono rimaste e vissute semplicemente come erano nate, cioè donne.

Non occorre salire i gradini della scala sociale per affermare la propria femminilità. Nè c'è bisogno di sentirsi riconosciute ufficialmente qualità che le donne, tutte le donne, in qualunque situazione e condizione della loro vita, hanno dimostrato e continuano a dimostrare di possedere intatte ed incontaminate. Per questo ho deciso di ripubblicare ancora (sarà la terza o quarta volta) un mio post dedicato ad una donna di questa comunità, una donna scomparsa non molto tempo fa, una donna minuta e schiva, immensa e luminosa proprio nella sua qualità più apprezzabile: quella di essere donna , sensibile e discreta, nel suo quotidiano, umile vissuto: la fioraia di via dell'Unione.

E' riemersa dall'oceano di FB la fioraia di via dell'Unione, cui dedicai un mio post il giorno 8 marzo del 2013. Nel frattempo purtroppo quella minuta figura di donna sempre sorridente, sempre in bici a pedalare per consegnare mazzi di fiori recisi e piante ornamentali, ha svoltato per quel sentiero in salita che porta alla luce eterna. Voglio pubblicare di nuovo quel post, per renderle omaggio e per considerarla come fosse sempre qui tra noi. Una donna forte e coraggiosa, degna di rappresentare tutte le donne grossetane nella celebrazione della festa a loro dedicata.

"I fiori hanno sempre fatto parte della vita di tutti. Anche di chi non li apprezza e preferisce opere di bene. Che sistematicamente non fa. Fiori alla nascita, fiori al matrimonio, fiori alla morte. La fioraia di via dell’Unione. Una donnina minuta, senza tempo e senza età. Ne potrei dire anche di ufficiale, avendola conosciuta personalmente. Preferisco lasciarla nel suo anonimato, perlomeno di chi non l’ha conosciuta eppure la ricorda. Negli appuntamenti lieti e tragici della loro vita poteva capitare ai grossetani di vederla arrivare. Immancabilmente in bicicletta. Immancabilmente con un mazzo di garofani, crisantemi, rose. Oppure reggendo un vaso con una pianta d’appartamento, tanto che ti chiedevi come facesse a pedalare in bici e reggere in equilibrio quel pesante ingombro. E lei sempre con un sorriso disarmante nel volto. Tranne che in occasioni di lutto, s’intende, dove mostrava quell’altra dote che ai grossetani fortunatamente non difetta. Il rispetto del dolore altrui, tradotto in silenzio partecipativo e persino in una preghiera salmodiata in fretta a denti stretti tra un segno di croce e l’altro. Poco importa sapere se credesse o meno. Davanti all’universalità del lutto, si fa così, e basta. E lei, la fioraia, lo faceva convinta. Poi risaliva in bici e ripartiva. Per un altro mazzo di fiori. Per un’altra consegna. Per un altro appuntamento obbligato di questa vita che poteva coincidere ma anche non coincidere con sorrisi e gioia. Lei di tutto questo non si dava conto. Per lei la normalità era davvero una cosa normale. Mi è parso onesto ricordarla oggi, giorno in cui si celebra la festa della donna. Perchè anche la fioraia di via dell’Unione, che pur anziana ci teneva a curare il suo aspetto , tanto da vederla sempre con i capelli in ordine come se fosse uscita due minuti prima dal parrucchiere, occupa una tessera importante di questo incredibile puzzle della gente che nel piccolo ha reso grande Grosseto.