Un ricordo di Lucio Battisti

di Massimo Ciani Ventidue anni fa, proprio oggi, nel rapido evolversi di una malattia circa la cui vera natura non si è mai saputo, decedeva uno dei miti musicali della mia generazione. Per una singolare coincidenza i due Lucio astrali del nostro universo canoro, Lucio Dalla e Lucio Battisti, nacquero a distanza di un giorno l’uno dall’altro (4 marzo il primo, 5 marzo il secondo, del medesimo anno 1943).

Dalla ha avuto in sorte di vivere più a lungo, ma la grandezza dei due talenti è ugualmente sconfinata. Oserei dire, anche la loro scontrosità. Il loro modo del tutto personale e talvolta anche indisponente di proporsi verso i media, il mondo discografico e persino verso i loro stessi fans. E’ proprio vero che la musica è un linguaggio universale, che travalica tempo e spazio.

Perchè altrimenti non saremmo qui a ricordare Lucio Battisti, nato non a Londra, né a New York e nemmeno a Parigi, ma più modestamente a Poggio Bustone, un comune di poco più di duemila abitanti in provincia di Rieti. Ricordarlo sia pure brevemente, ci riconduce alla storia contrastata della sua luminosa carriera, al rapporto professionale ed amicale con Mogol ed al trionfo delle loro composizioni che rompevano gli schemi formali della canzone italiana, abbattendo il muro della rima ed introducendo il verso libero.

Della sua seconda fase di carriera e produzione musicale, della sua collaborazione con Pasquale Panella non ci piace parlare. E non perché non sia una fase altamente profonda e ricca di innovazioni. Semplicemente perché non vogliamo, per scelta, allontanarci dal tepore del focolare acceso dei nostri inverni di gioventù, dal calore che irradiavano le nostre comitive di giovani spensierati ed innamorati, da quel treno che partiva alle sette e quaranta senza sapere quando e dove sarebbe arrivato, da quell’uomo che gridava “gelati“, forse un po’ troppo presto visto che il ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti.

Forse dipenderà da tutto questo se, nonostante il tempo che passa inesorabile, siamo ancora qui a canticchiare e domandarci “…. che anno è che giorno è …questo è il tempo di vivere con te ….le mie mani come vedi non tremano più… e ho nell'anima... in fondo all'anima cieli immensi.. e immenso amore… e poi ancora ancora amore amor per te… fiumi azzurri e colline e praterie… dove corrono dolcissime le mie malinconie… l'universo trova spazio dentro me…ma il coraggio di vivere... quello... ancora non c'è”.

Foto Battisti e Mogol a cavallo Palio2018.jpg