'La prossima settimana...': lo  strappo di Renzi, il valore della minoranza

‘La prossima settimana...' rubrica di cronaca, attualità e molto altro, sui fatti salienti di questa settimana. di Raffaello Milani Matteo Renzi, il leader nazionale di Italia Viva, questa settimana ha “legato” le mani a tutta la maggioranza di governo con la sua mossa finalizzata, secondo il suo dire, a ottenere tre cose fondamentali: evitare i pieni poteri al premier (prima per Salvini, che li ha chiesti esplicitamente, ed ora per Conte, che se li stava prendendo implicitamente), usufruire del MES, e la divisione dei fondi del Recovery Found.

A prescindere dalle finalità che si è posto, vorrei puntare l’attenzione su quanto può pesare una minoranza accredita dai sondaggi a circa il 2%. Spesso e volentieri si dice che le minoranze non sono ne ascoltate ne, tanto meno, sono decisive. Con Italia Viva, invece, c’è la dimostrazione che quando le cose contano, la minoranza, se pur piccola, ha il suo bel valore.

renzi.jpgNoto però, che chi deve sottostare a questa mossa, cioè i partiti di maggioranza relativa, digeriscono molto molto amaramente i fatti, imputando a questa minoranza le più svariate accuse, cercando in qualche modo di toccare dei tasti spesso anche risibili. Maggioranza e minoranza, sono il cardine della democrazia all’interno di qualsiasi ambiente ci si trovi. Il rispetto delle azioni che possono essere intraprese, dovrebbero insegnare ai nostri governanti che nessuno è imprescindibile dall’altro, quindi la vera abilità sta nel trovare sempre il punto di incontro tra le due opposte visioni.

La cosa che più mi ha colpito in settimana, è come le forze di maggioranza abbiano apparentemente evitato di cercare un accordo vero, ma abbiamo preferito “puntare il dito contro” che, se da un punto di vista maggioritario può essere visto positivamente, dimostra fondamentalmente due cose: una, che forse sarà colta l’occasione per disfarsi di quella scheggia impazzita in maniera neanche tanto celata, o che effettivamente le richieste della minoranza non potevano essere accettate ne discusse.

Giungere ad un accordo rivedendo i termini delle richieste, avrebbe permesso di proseguire nell’azione di governo ma… avrebbe anche mantenuto quel ramo instabile che avrebbe condizionato sempre le scelte dell’attuale governo, e quindi la cosa rischiava di non poter più stare in piedi. Ora si pone una necessità molto importante: la “sostituzione” del ramo rotto con altri elementi di provata affidabilità, per evitare la débâcle, cedendo le armi e dover arrivare a nuove elezioni.

Giuseppe Conte (1).jpgA prescindere da come si veda politicamente il peso della minoranza Renziana, questa di fatto ha determinato un crash, per certi versi, ma ha anche evidenziato che ogni elemento facente parte di un insieme, ha sempre il suo peso del quale, imprescindibilmente, non si può fare a meno. Conte, potrà davvero fare a meno di Renzi e del suo partito, solo se riuscirà a mutare la visioni di alcuni “responsabili” appartenenti all’opposizione (non sarebbe una novità…), oppure riuscirà ad uscire da questa situazione, accogliendo le richieste Renziane e quindi “scontentando” i due assi portanti la coalizione di governo.

La crisi è ormai aperta e queste sono ore di fibrillazione, il valore della minoranza Renziana accreditata dai sondaggi al 2% ha il suo bel peso, e questo lo ha fatto valere tutto, mettendo la maggioranza relativa davanti ad una scelta. Alcuni ben pensanti si chiedono come mai questo 2% abbia così tanto peso. La risposta sta proprio in un’unica parola “democrazia”, che ha il merito di dare comunque voce anche a chi è relativamente piccolo ma contribuisce alla vita politica di una Nazione.

Tra le varie proposte di riforma della legge elettorale era compresa quella di porre uno sbarramento alla percentuale minima d’ingresso in parlamento ma questo strumento, se ha il fine di eliminare la proliferazione dei “partitini”, ha come effetto collaterale di impedire alle parti minori proprio di legare le mani alle scelte della maggioranza quando è risicata come quella attuale.

Pur trovando giusta questa proposta, ritengo che comunque il “problema” sarà sempre presente, poiché chi conta di meno, sarà magari al 4% invece che al 2%, ma ci sarà sempre, e vivaddio, sempre vincolante.

Vediamo adesso cosa succederà la prossima settimana...

Gli scenari che si prospettano sul fronte politico italiano per la prossima settimana, sono sotto gli occhi di tutti e si palesano in 3 situazioni: accordo, rimpasto di governo e dimissioni.

A prescindere da quale delle tre soluzioni sarà intrapresa, comunque essa sia, esisterà sempre una minoranza che in maniera più o meno forte condizionerà sempre le scelte di un governo in particolare. Sia essa rappresentata dallo stesso Renzi, oppure dai “responsabili”, o da chiunque altro. Questa parte minore avrà sempre e comunque il suo peso, e così dovrà essere. Solo nei regimi totalitari o in quei governi il cui premier ha “pieni poteri”, le minoranze non hanno e non avranno mai un peso, anzi, saranno schiacciate e non solo tacciate di “irresponsabilità”.

Tutta questa irresponsabilità ravvisata oggi, sarebbe tale se in ballo non ci fosse stato il Recovery Found?

Renzi ed il suo sparuto gruppo sarebbe stato trattato in tal maniera se alla base di tutto il motivo fosse stato legato solo a ideologie più o meno blande?

L’effettiva consistenza della minoranza Renziana sarebbe stata ritenuta pericolosa se avesse impedito tutto fuorché la gestione di questa messe di denaro?

Queste, sono tutte domande che mi “frullano in testa”, che avranno risposta solo nel prosieguo del tempo. Forse non basterà aspettare la prossima settimana, ma i mesi a venire.