Ue, Coldiretti Toscana: 'Con recovery fund dal cibo 100 milioni di giornate lavorative green in 10 anni'

Firenze: Dal cibo 100 milioni di giornate di lavoro green nelle campagne in Toscana entro i prossimi 10 anni con una decisa svolta dell’agricoltura verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza #Next Generation Italia.

E’ l’obiettivo dei progetti elaborati dalla Coldiretti che avranno una vitale ricaduta sul territorio toscano, divulgati in occasione della webinar organizzata da Coldiretti Toscana sulle ‘Vie che portano all’Europa’, a cui hanno partecipato Antonino Melara, Autorità di Gestione del PSR Toscana, Felice Adinolfi dell’università degli Studi di Bologna, Simona Bonafe', Deputato del Parlamento Europeo e Stefania Saccardi, Vicepresidente e assessore all’Agroalimentare della Regione Toscana.

“Le risorse europee vanno nella direzione già intrapresa dall’agricoltura in Italia che è la più green dell’Unione, con la l’agroalimentare toscano che vanta 16 prodotti IGP, 16 DOP e 461 prodotti riconosciuti tradizionali dal Mipaaf, con un forte e rinnovato impegno  nel custodire semi, animali o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare, dove deve essere rispettato e tutelato il territorio, garantendo la sicurezza alimentare e ambientale ai cittadini-consumatori”, ha affermato in apertura il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi.

Il Recovery Plan rappresenta un’occasione imperdibile – sottolinea la Coldiretti regionale  – per superare lo storico squilibrio nella distribuzione dei fondi europei che ha sempre penalizzato gli agricoltori  e per superare gli ostacoli alla competitività delle produzioni agroalimentari nazionali rispetto ai concorrenti stranieri.

“Perché la Toscana partecipi appieno alle nuove progettualità messe in campo da Coldiretti con la linfa vitale dei fondi europei – ha sottolineato il direttore regionale di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti - serve una stretta decisa alla semplificazione. La burocrazia sottrae fino a 100 giorni all’anno al lavoro in azienda ma, soprattutto, con l’inefficienza, frena l’avvio di nuove attività di impresa”.

Dietro il groviglio di acronimi e sigle quali PSR, PAC, Recovery Fund, Next Generation EU, QFP – spiega Coldiretti Toscana – vanno dispiegati progetti, risorse finanziarie e strumenti da condividere e integrare, in modo da garantire lo sviluppo strategico del settore agricolo e agroalimentare della regione.

“Next Generation Eu  è lo strumento europeo per la ripresa di 750 miliardi di euro con una ripartizione tra sovvenzioni per 390 miliardi e prestiti per 360 miliardi di euro. Tra  le sovvenzioni 7,5 miliardi per lo sviluppo rurale a prezzi costanti 2018, cioè 8,2 mld a prezzi correnti”, ha detto Paolo Magaraggia di Coldiretti Bruxelles, sottolineando che gli asset strategici per Coldiretti sono “la digitalizzazione delle campagne, le foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, gli invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, la chimica verde e le bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà dai cereali all’allevamento fino all’olio extravergine di oliva sono alcuni dei progetti strategici elaborati dalla Coldiretti per la crescita sostenibile del Paese”, ha concluso Magaraggia.

Il progetto della Coldiretti sulle risorse idriche del futuro punta alla transizione verde con una serie di bacini per la raccolta dell’acqua in modo da diminuire il rischio di alluvioni e frane, aumentare la sicurezza alimentare dell’Italia, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire adeguati stoccaggi per le produzioni idroelettriche green in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030. Con questo progetto si punta a realizzare – spiega la Coldiretti - 6.000 invasi in aziende agricole per un volume totale di stoccaggio di 30 milioni di metri cubi, 4.000 grandi invasi interaziendali, consortili o pubblici, 10.000 nuovi impianti irrigui per un risparmio d’acqua di almeno il 30% e strutture medio piccole per la produzione idroelettrica. Un progetto ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso dalla Coldiretti con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti.

“I fondi europei – ha aggiunto Stefano Leporati dell’Area Economica di Coldiretti Nazionale – vanno utilizzati per finanziare progetti strategici superando i limiti alla capacità di investimento nel comparto agricolo ed alimentare per portare benefici all’intero Sistema Paese con un impegno strategico di lungo periodo”.

Sul fronte della digitalizzazione Coldiretti punta a interventi per la transizione digitale per i territori con difficoltà di connessione e per diffondere le tecnologie dell’innovazione digitale connettendo le macchine e gli strumenti dell’agricoltura di precisione, migliorare la vivibilità dei piccoli comuni e borghi rurali attraverso il miglioramento della connettività e della possibilità di accesso ai servizi digitali, recuperare “quelle terre abbandonate o incolte” che le nuove capacità di analisi, gli innovativi sistemi sensoriali e la diffusione della conoscenza, anche in relazione ai mutamenti climatici, potrebbero ritornare produttive. Per questo Coldiretti ha siglato con Tim e Bonifiche Ferraresi un accordo per portare la banda ultralarga nelle aziende grazie alla rete dei Consorzi Agrari d’Italia (Cai) per dare impulso all’agricoltura di precisione 4.0 attraverso l’uso dei big data e nuove soluzioni tecnologiche con una spinta su ambiente, sostenibilità e ripresa economica del Paese accelerando la transizione digitale dell’agroalimentare Made in Italy.

Sul fronte della bio-sostenibilità la Coldiretti propone di ripristinare e mantenere fertilità dei suoli attraverso la riduzione dei potenziali inquinanti e materiali non biodegradabili, grazie all’ausilio di un puntuale e moderno monitoraggio dei terreni mediante una piattaforma con uso di big data incentivando l’agricoltura di precisione (Adp) per arrivare al 10% del territorio nazionale. Il progetto punta a sostenere le filiere bioplastiche e biochemicals anche attraverso l’integrazione della ricerca pubblica e la promozione di network tecnico scientifico sui territori che – spiega la Coldiretti – porti a una filiera italiana della biochimica verde. Il progetto valorizza gli ingenti investimenti fatti in Italia dalla filiera delle bioplastiche e biochemicals, per la realizzazione e riconversione in nuove tecnologie di impianti, spesso collocati in zone ad alto livello di deindustrializzazione.

Un impegno che si concretizza anche nell’obiettivo di piantare in Italia 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane anche per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali. Una proposta formulata da Coldiretti e Federforeste con il progetto “Bosco vivo e foreste urbane”.

Secondo la Coldiretti è poi strategica la ristrutturazione sostenibile dei processi di stoccaggio, macinazione e trasformazione della filiera cerealicola attraverso l’utilizzo della digitalizzazione e della automazione con progetti di filiera dal campo al prodotto finito. Gli obiettivi sono la riduzione dei costi di stoccaggio e trasporto, il risparmio energetico, il miglioramento dell’efficienza e delle rese nella lavorazione del grano, il recupero di aree industriali dismesse trasformandole in nuove attività produttive, il taglio delle emissioni. La transizione al digitale, la tracciabilità e la qualità dei prodotti – spiega la Coldiretti – sono scelte strategiche per rispondere alle politiche comunitarie “Farm to Fork” del Green New Deal.

Ma per il futuro della Toscana è necessario anche il rilancio del settore dell’olio extravergine d’oliva – aggiunge la Coldiretti regionale -  che, con il 35% di olio Evo a denominazione d’origine, vanta 5 riconoscimenti comunitari ‘Toscano IGP’, ‘Chianti Classico DOP’, ‘Lucca DOP’, ‘Seggiano DOP’ e ‘Terre di Siena DOP’, con il Toscana IGP a cui aderiscono oltre 10.250 olivicoltori, 265 frantoi, 360  confezionatori.

Deve essere confermato – sottolinea la Coldiretti regionale  -  il primato di qualità del Made in Italy attraverso la realizzazione di nuovi uliveti, di impianti di irrigazione e costruzione di pozzi o laghetti, anche in maniera consorziata, favorendo la raccolta meccanizzata delle olive con macchinari che riducano i tempi e costi di raccolta. Il progetto della Coldiretti punta a realizzare moderni sistemi di stoccaggio che garantiscano l’immediata filtrazione dell’olio e la conservazione in silos in acciaio inox provvisti in locali termo-condizionati ed appositamente adeguati alla prevenzione anti-incendio. Per questo è previsto anche un piano di formazione per tecnici specializzati che possano guidare i produttori dalla coltivazione sino al marketing. Particolare attenzione va poi dedicata – afferma il progetto di Coldiretti - al consumo di acqua sia in fase di coltivazione che di trasformazione, inoltre la valorizzazione dei sottoprodotti deve garantire una riduzione costi di produzione mentre la creazione di reti di imprese tra frantoi e organizzazioni di produttori è condizione necessaria per una efficace sostenibilità ambientale ed economica. Un percorso che – afferma la Coldiretti - prevede accordi di filiera tra frantoi e le Organizzazioni di Produttori, intese commerciali con i vivai e produttori di attrezzature, la realizzazione di almeno un impianto per la produzione di biogas, la mappatura degli uliveti da rigenerare, la costruzione di impianti di irrigazione e di pozzi o laghetti.

Ma per il rilancio dell’agroalimentare in Toscana serve anche una visione per il futuro di settori come l’allevamento e la quarta gamma dei prodotti pronti al consumo come le insalate in busta. Il progetto della Coldiretti intende favorire la transizione verde delle filiere bovina, suina, avicola e dell’ortofrutta, tramite produzione di energia da fonti rinnovabili (biogas per produzione biometano), riduzione dell’impronta di carbonio, miglioramento della fertilità dei suoli, utilizzo più efficiente delle risorse tramite tecniche di “precision farming” e miglioramento dei processi di recupero sottoprodotti. Il progetto sulla zootecnia prevede la realizzazione di almeno un impianto di produzione del latte in polvere che consenta di togliere dal mercato, nei momenti di esubero, ingenti quantitativi di latte proveniente da una filiera nazionale  di oltre 700 allevatori che coinvolge migliaia di addetti al fine di calmierare l’andamento dei prezzi e ridurre gli sprechi, rendendo il sistema più resiliente e sostenibile.