Niente ristori per tante guide turistiche: la protesta si alza da Grosseto

Il presidente di ConfGuide Confcommercio Grosseto Fabiola Favilli spiega le difficoltà di accesso al bando del Mibact e chiede la formulazione di un nuovo bando basato sul calo dei fatturati. Grosseto: Molte guide turistiche non hanno avuto accesso ai ristori previsti dal bando del Mibact, chiuso nelle scorse settimane. E' successo a Grosseto, così come in quasi tutte realtà ad esclusione di  coloro che operano in pochissime città d'arte, come Roma, Venezia o Firenze, dove le stesse guide professioniste possono svolgere il loro lavoro in maniera esclusiva.

La denuncia arriva dal presidente provinciale di Confguide Confcommercio Grosseto Fabiola Favilli, che si è rivolta al sindacato nazionale al fine di perorare la causa sui tavoli ministeriali.

“Un terzo delle guide iscritte alla nostra Associazione necessariamente svolge anche altre attività – scrive la presidente Favilli - essendo i flussi turistici del territorio grossetano strettamente legati alla stagionalità. Del resto le guide che vivono ed operano nelle provincie e non nelle grandi città devono giocoforza affiancare un altro lavoro per raggiungere un reddito che permetta di vivere. Spesso è proprio il fatto di avere più professionalità che rende le guide più preparate e capaci di spaziare tra i vari argomenti e le varie materie, come ha giustamente sottolineato una collega, la quale ha amaramente constatato che chi ha elaborato il bando evidentemente non conosce il mondo delle guide, o pensa solo a quelle di Roma, che lavorano tutto l’anno”.

Ancora una volta si punta il dito sui codici Ateco che stringono le maglie dei bandi per l'accesso ai contributi. “Alcune delle professioni che vengono svolte parallelamente impongono, per loro stessa natura, di indicare il proprio codice Ateco come attività prevalente – continua Favilli - è il caso della collega che avendo un oliveto è anche imprenditrice agricola, o il mio, che sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti. Logica vorrebbe che si desse sostegno secondo il calo del fatturato, al di là dei codici Ateco: ciò che è oggettivo è il volume del lavoro, non dovrebbe importare da quale settore proviene. Perfino la pretesa di verificare da quale attività guadagniamo di più è assurda: io, come altre guide, abbiamo introiti al 50% dalle nostre attività primarie ed al 50% dal lavoro di guida. In molti casi non è stato possibile neanche svolgere l'attività primaria a causa della pandemia, senza avere l'opportunità di accedere ad alcun contributo”.