Sindacato, Settore manifatturiero: 'La lettera aperta del segretario Cgil'

Renzetti: «col Recovery Fund l’occasione per un progetto di rilancio del manifatturiero in Maremma. Innovazione, diritto alla formazione permanente e nuovo modello di contrattazione: lavorare meno lavorare meglio». Grosseto: "Senza il rafforzamento del settore manifatturiero non ci sarà sviluppo economico per la nostra provincia.

Quando sosteniamo questo, come Cgil siamo consapevoli di due cose: che in questi ultimi anni si è pensato più a tappare le falle per reagire a uno stato di emergenza iniziato nel 2008, sacrificando le scelte strategiche. E che, nonostante tutto, anche in questo territorio esiste un nocciolo duro d’imprese manifatturiere che hanno grandi competenze, capacità d’innovazione, mercati consolidati e propensione all’export.

Vignaioli-del-MorellinoPanoramica_Azienda.jpgSolo qualche marchio, senza avere la pretesa di elencarli in modo esaustivo. Venator, Nuova Solmine e Noxerior nella chimica. Corsini, Olma, Coopam, Sapori e gusto italiani, Conserve Italia, Terre dell’Etruria, Grandi salumifici italiani, caseifici di Manciano e Sorano, cantine cooperative del Morellino di Scansano, di Pitigliano e dei Vini di Maremma nell’agroalimentare. Elmu, Opus Automazione, Tecno Seal, Crosa Group, Mar.Sid, Eurosider, Tosti, Elettromar, Kelli, e G.Toniolo nella meccanica ed elettromeccanica. Terranova, EM Sistemi, J-Software e Errepi nell’informatica. Ma anche Survitec, RRD Montecristo e Toscano nel tessile. Sono alcune delle realtà aziendali di primo piano che hanno un peso specifico significativo e danno lavoro qualificato.

Da queste bisogna ripartire approfittando delle opportunità che come territorio potremo cogliere grazie alle risorse straordinarie che arriveranno al nostro Paese dal Recovery Fund (fondo per la ripresa), denominato “Next generation Eu”. Avendo presente che in questi anni il 70% degli investimenti produttivi totali in Maremma e sull’Amiata, sono stati realizzati proprio da imprese che hanno la propria sede legale nella nostra provincia. E che pertanto è necessario privilegiare queste realtà, senza peraltro rinunciare a promuovere l’insediamento di altre aziende da altre zone d’Italia o dall’estero. Magari sfruttando bene il programma di attrazione di investimenti “Unlock Tuscany”, appena messo in campo dalla Regione Toscana. Con un bando per le manifestazioni d’interesse gestito da “Sviluppo Toscana Spa” che scadrà il prossimo 31 luglio.

Quest’analisi è d’altra parte stata condivisa nell’ambito del tavolo di concertazione presso la Camera di commercio, promosso dal comitato “Grosseto Sì, va avanti!” che dallo scorso anno ha coordinato le iniziative delle rappresentanze sindacali e datoriali. Anticipando nei fatti su questo territorio l’approccio di condivisione di obiettivi e strumenti strategici che poi ha attecchito un po’ in tutta la regione.

Essere all’altezza della situazione, significa anche capire che la possibile ripresa post pandemia incrocerà grandi finanziamenti sull'innovazione e questo imporrà a tutti i soggetti dell’economia un cambio di paradigma radicale. Paragonabile a ciò che avvenne con l’introduzione delle macchine a vapore e dell'elettricità nella seconda rivoluzione industriale, quando dal cottimo si arrivò alle 40 ore. E lo impone sia al sindacato che alle organizzazioni datoriali.

La Cgil, in questo senso, è disponibile a stringere un nuovo patto sociale e per lo sviluppo. Ma nella trasparenza. Convinta com’è che il rinnovamento del modello di contrattazione non può significare l’abbandono sostanziale dei contratti collettivi nazionali di settore, puntando tutto solo sulla contrattazione di secondo livello. La reale sfida che abbiamo di fronte, infatti, è conciliare l’occupazione con l’introduzione di massicci livelli di innovazione tecnologica nei cicli produttivi. Cosa che richiederà flessibilità sul lavoro (non precarietà) e l’impegno a rendere la formazione continua un diritto universale. Con la riduzione degli orari di lavoro all’insegna del “lavorare meno, lavorare meglio (tutti)”. Aggredendo così il tema della produttività senza stritolare le persone.

In questa cornice di riferimento, come Cgil siamo più che mai convinti della necessità di definire con urgenza un progetto organico di sviluppo del manifatturiero per la provincia di Grosseto. Declinandolo nella formazione qualificata, nella digitalizzazione dei cicli produttivi, nella logistica e nel trasferimento tecnologico. Solo i territori che avranno pronti progetti credibili, infatti, potranno accedere alle risorse del Recovery Fund. E per quanto ci riguarda la provincia di Grosseto dev’essere uno di questi".