Ricavi dimezzati nel 2020 con l’emergenza Covid: per Cna è il momento delle riforme

I fatturati degli artigiani crollano di oltre il 40%. Nel turismo la contrazione è del 66,3%. “Confidiamo nel decreto di maggio, che dia risposte certe alle imprese”. Grosseto: Ricavi quasi dimezzati nel 2020 con il turismo che prevede una contrazione del 66,3%, giudizi in prevalenza negativi sui provvedimenti finora adottati dal Governo per contrastare la crisi provocata dalla pandemia, sette imprese su 10 hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, forti criticità per l’accesso al credito. Sono i principali risultati della rilevazione effettuata dalla Cna su un campione di circa 14mila imprese per fotografare una crisi senza precedenti.

“L’indagine – commenta Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto – conferma quanto le nostre imprese ci segnalano dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Adesso attendiamo il decreto di maggio che dovrà dare, però, risposte concrete, se il Governo vuole evitare che il tessuto economico venga falcidiato”.

Per l’anno in corso si stima un crollo del fatturato del 42% rispetto al 2019 con alcuni comparti che prevedono un giro d’affari più che dimezzato. A risentirne, in particolare, il turismo, -56,7%, la moda con un - 56,7% e il commercio con il -54%. La flessione “più contenuta” è per i servizi alle imprese (-40%).

“Se il decreto di maggio non andrà in soccorso alle imprese, si assisterà alla chiusura di molte piccole aziende, con conseguente calo dell’occupazione e del reddito dei lavoratori e delle famiglie – aggiunge Bramerini -. Questa situazione di emergenza, invece, deve servire a mettere mano alle riforme che la nostra associazione chiede da tempo, ovvero meno burocrazia e meno pressione fiscale, che ora più che mai sono diventate essenziali, per far ripartire un’economia che è in recessione”.

Dall’indagine condotta da Cna emerge anche il giudizio delle imprese sulla gestione della prima fase dell’emergenza. In particolare sul tema del credito e liquidità oltre il 70% esprime un giudizio molto negativo contro il 14,6% delle risposte positive. Circa il 95% delle imprese che hanno presentato domanda per il credito è ancora in attesa di una risposta.

Soltanto per la moratoria sui finanziamenti e per gli ammortizzatori sociali il 30% del campione ha espresso apprezzamento per le misure realizzate. Un’impresa su due ha fatto ricorso alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi e solo il 50% delle imprese che hanno presentato domanda per la moratoria sui finanziamenti ha ricevuto risposta positiva. “E’ paradossale che le imprese operanti nei settori sottoposti subito al lockdown e con ricavi azzerati non abbiano potuto beneficiare della sospensione”.

Infatti ha interessato solo il 65,9% del turismo, il 63,4% dei servizi per la persona, il 58,2% del commercio e il 53% della moda. La paralisi del sistema economico ha fatto esplodere il ricorso agli ammortizzatori sociali che ha riguardato il 69,3% delle imprese con dipendenti (il 51% per sospensione a zero ore). Il maggiore utilizzo si registra nel manifatturiero, a partire dalla moda (78,9%), produzione (78,6%), legno e arredo (78,4%) e servizi alla persona (77,5%).

Il peggioramento dei risultati economici per oltre il 50% è determinato dalla forte riduzione della domanda di beni e servizi e per il 15% dall’aumento dei costi per assicurare le misure di sicurezza.

Tra gli imprenditori intervistati accanto al comprensibile pessimismo sulle prospettive, emerge un forte senso di responsabilità e una visione chiara sul rilancio. Tra gli investimenti prioritari la sicurezza è indicata dal 77,9% del campione e supera l’80% nel segmento servizi alla persona.

Soltanto il 12% delle imprese indica la necessità di ripartire immediatamente anche a costo di una nuova ondata di contagi. Quasi la metà degli imprenditori è favorevole a una ripartenza graduale sulla base di una programmazione ben definita e comunicata in anticipo e in modo chiaro.