"E' ora che il Governo dimostri tutto il suo coraggio” con queste parole rivolte alla politica nazionale il presidente di Confartigianato Grosseto e di Artex, Giovanni Lamioni riassume il suo pensiero sulla “cura anticrisi” del Governo e sulle posizioni dell'Europa.
Grosseto: “Il Governo Conte, in questa prima fase di emergenza, ha varato una manovra economica per il rilancio delle imprese e delle professioni – spiega Lamioni- Provvedimenti che inevitabilmente incrociano anche il tema delle scelte dell'Europa rispetto al rilancio dell'economia durante e dopo la pandemia.
Non sono solito dare dei voti all’operato del Governo ma se dovessi sintetizzare il mio pensiero in questa delicata situazione mi fermerei ad un 5 pratico più che politico.
Il Governo, dopo aver decretato la chiusura di moltissime imprese per ragioni di salute, ha cercato di intervenire con un’azione di assistenza, provando, tra ferie e cassa integrazione, a limitare il più possibile il prezzo che andranno a pagare milioni di lavoratori.
Sono state stanziate forme di sostegno economico minime, 500/800 euro mese per alcuni professionisti e lavoratori di diversi settori, che non solo non risolvono i problemi di oggi ma che hanno anche limitazioni e non sono a tutti accessibili. Prendiamo atto però che si tratta di uno sforzo - precisa-. Inoltre a favore dei professionisti e delle imprese, sono state promesse garanzie per linee di credito che se hanno nelle garanzie dello Stato una tutela verso i capitali degli imprenditori hanno molti limiti per essere davvero utili.
Deve essere chiaro a tutti – spiega il presidente di Confartigianato Grosseto - che le forme di aiuto più semplici che andrebbero a finanziare la sopravvivenza delle partite iva e delle piccolissime aziende individuali, ovvero il prestito bancario a garanzia 100% dello Stato fino a 25000 euro, sono vincolate, in percentuale, al fatturato dell'anno precedente.
Se un professionista o un piccolo imprenditore, e in Italia sono quelli che in maggioranza hanno più problemi a farsi pagare dai clienti e a emettere fattura, non hanno fatturato almeno 100.000 euro nel 2019 non potranno dunque chiedere i 25000 euro di prestito; ne consegue che se non arriveranno a quella cifra non potranno far fronte agli stipendi di collaboratori o dipendenti, alle tasse e a tutti gli altri oneri, affitti e spese vive, necessari per andare avanti almeno per i prossimi mesi.
A questo si devono aggiungere tutte le altre forme di finanziamento, sempre tramite prestiti bancari, che hanno solo garanzie parziali dallo Stato e che non solo espongono in parte gli imprenditori ma hanno, in alcuni casi, necessità di verifica bancaria. Insomma – aggiunge Lamioni - un aiuto che a detta di molti imprenditori è utile solo alle grandi imprese che possono permettersi di rischiare perché le banche non le faranno mai fallire e che in questo modo otterrebbero linee di credito con interessi sotto il 3%, più economiche di quelle che oggi le espongono pesantemente, tanto da non essere a rischio di richieste il rientro dalle banche.
Personalmente ritengo che ci siano diversi modelli che già si stanno mettendo in campo in altri Paesi e che forse potremmo guardare con più attenzione. Senza arrivare all'ipotesi cinese del finanziamento a fondo perduto alle aziende, e questo perchè noi siamo un paese diverso anche sotto il profilo del rapporto Stato-imprese ci sono altri esempi di buona gestione della crisi. La strada intrapresa dagli Stati Uniti, in parte, potrebbe essere anche la nostra: prestito garantito al 100% dallo Stato, in particolare dall'agenzia governativa per le piccole imprese, senza commissioni e con un tasso di interessi dello 0,5%, una alternativa alle commissioni che in Italia si pagherebbero alle banche e al tasso almeno del 2%. Non solo. Faccio presente che le domande negli Stati Uniti vengono presentate, accettate e finanziate in due giorni massimo. Ma questo modello richiederebbe un significativo investimento pubblico di garanzia, inoltre dobbiamo essere consapevoli che le banche vogliono sicuramente fare il loro guadagno.
A mio parere ci vogliono due rivoluzioni che non abbiamo ancora avuto il coraggio di fare e che se non fatte saranno il chiaro segnale che nulla abbiamo capito del fatto che siamo entrati in un nuovo mondo. Così come il Governo ha chiuso le imprese e ha chiesto ai cittadini di rimanere in casa per tutelare la salute pubblica, ora deve avere lo stesso coraggio e fare quello che in questa nuova fase è necessario per ripartire, per salvare milioni di lavoratori, le imprese e le famiglie. Si deve abbandonare il modello del debito pubblico così come concepito nei parametri nati per l'Euro. Una crisi come questa si vinci se il debito passa dal 3 al 10% e se il Governo, dopo aver salvato tutte le banche con i soldi e gli aiuti della BCE e con soldi propri dal 2008, oggi ne assume temporaneamente, ed eccezionalmente, una parte del controllo per finanziare quelle misure straordinarie per la sopravvivenza e per il rilancio dell'economia e del lavoro. Solo in questo modo si garantirà il finanziamento alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese per tenere in piedi consumi ed economia. Questa è l’unica strada possibile per il rilancio economico nei prossimi anni.
A chi mi ricorda che dobbiamo fare i conti con le volontà europee – continua il presidente – rispondo che il dibattito politico sull'Europa non interessa a me come non interessa ai lavoratori o agli imprenditori che hanno fatto crescere questo Paese anche quando l'Europa ci costringeva a tagliare la spesa pubblica e a ridurre gli investimenti per la crescita economica. Sono certo però che l'Europa legge i giornali e sicuramente non sono sfuggite le previsioni di Goldman Sachs, solo per fare uno dei tanti esempi, sul crollo dell'economia europea post crisi. Un crollo che in Italia arriverebbe quasi a un -12% di PIL. In conclusione – afferma Lamioni - se non si decide di considerare il debito come un investimento sul tenore di vita e di crescita in Europa e non come un peso, non solo al Governo italiano sarà impedito di avviare provvedimenti coraggiosi e necessari, ma sarebbe la fine della stessa Europa.