Formazione professionale. La Cgil maremmana sollecita la Regione

Renzetti e Bucci: «troppi casi di tirocini utilizzati impropriamente per avere personale a basso costo. Sostitutivo di assunti a tempo indeterminato. Aumentare i controlli per premiare le imprese virtuose».

Grosseto: Venerdì scorso l’assessora Cristina Grieco ha presentato al centro per l’impiego una sintesi dei risultati del programma della Regione Toscana “Lift”, che ha l’obiettivo di riattivare il cosiddetto “ascensore sociale”. Sostenendo l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro attraverso l‘infrastruttura regionale per formazione e politiche attive del lavoro.

«I risultati che sono stati illustrati – spiegano Claudio Renzetti, segretario provinciale della Cgil ed Eleonra Bucci, responsabile del mercato del lavoro nella segreteria – sono indubbiamente positivi per alcuni aspetti, a partire dal piano integrato per l’occupazione che a Grosseto e provincia ha avviato al lavoro il 75% delle quasi 700 persone che hanno perso l’impiego, coinvolte nel programma di riqualificazione professionale.

Tuttavia, come Cgil abbiamo già più volte sollevato il problema ancora da risolvere dell’utilizzo improprio da parte di molte aziende degli strumenti dell’apprendistato professionalizzante, e soprattutto di stage e tirocini. Dall’analisi che abbiamo compiuto dei flussi di dati relativi alla provincia di Grosseto, infatti, ci risulta un ricorso sovradimensionato ai tirocini attraverso la piattaforma regionale “Giovani-Sì”. Con un continuo turn over di ragazzi e ragazze che è la spia evidente dell’utilizzo falsato di uno strumento formativo legittimo. Con l’obiettivo di avere personale a basso costo sostitutivo di addetti assunti con contratti tipici.

Fra l’altro – aggiungono Renzetti e Bucci – a nostro avviso bisogna rivedere il sistema di controlli e verifiche anche perché con questo trend c’è un’evidente sottrazione di risorse ad aziende strutturate in alcuni comparti produttivi e settori come l’artigianato, che avrebbero invece un bisogno oggettivo di ricorrere a tirocini, stage e apprendistato. Per la formazione reale di addetti specializzati destinati a essere assunti davvero. Non si capisce infatti a cosa serva reiterare tirocini semestrali per “formare” addetti alla gestione degli scaffali nei supermercati, o ad altre mansioni a bassissima qualifica professionale.

Per questi motivi – aggiungono i due rappresentanti sindacali - apprezzando le considerazioni dell’assessora Grieco sulla necessità di migliorare la macchina che presiede a orientamento, formazione e inserimento lavorativo, chiediamo alla Regione Toscana di accelerare sul fronte delle verifiche e dei controlli.

I tirocini sono infatti il primo ingresso per migliaia di giovani nel mondo del lavoro, ed è ovvio che 500 euro al mese se non hai nulla sono meglio che niente. Ma se un giovane è spremuto come un limone e poi buttato via come una scarpa vecchia, si rischia che risentimento e rancore diventino lo stato d’animo prevalente di questi ragazzi nei confronti del mondo “dei grandi”. Uno stato d’animo che diventa un problema sociale di cui non può occuparsi solo il sindacato.

Con la Regione, insieme al resto del sistema associativo, abbiamo sottoscritto un importante patto per lo sviluppo della Toscana. Un patto contro la precarietà e lo sfruttamento lavorativo, ne è appendice e parte integrante. Per la Cgil – concludono Renzetti e Bucci – bisogna pertanto essere coerenti anche rispetto al tema dello sfruttamento dei tirocini. Facendo una scelta di campo e decidendo di privilegiare chi fa impresa con il lavoro buono».