Scenari previsionali 2019-2020

Stime e previsioni a cura di Prometeia ad Ottobre 2019 sulle province di Grosseto e Livorno. Grosseto: Secondo le previsioni formulate nello scorso ottobre dalla società Prometeia, nell’area di interesse della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno nel 2019 le attività produttive hanno generato una ricchezza di valore superiore ai 12 miliardi di euro.

Distinguendo rispetto al territorio provinciale, Livorno ha contribuito per il 63% circa, mentre Grosseto incide sul totale d’area per il 37%.
In generale, secondo Prometeia, sono in aumento i segnali che indicano una stabilizzazione dell’economia globale sul finire dell’anno.
Con riferimento al risultato prodotto nel 2019 dalle attività produttive le previsioni indicano il raggiungimento di una crescita nominale del valore aggiunto pari a +1,1% per Livorno e per il territorio italiano in generale, +0,6% per Grosseto e +1% per la Toscana.
Al contempo si immagina tuttavia un aumento del costo della vita che farà scendere la crescita effettiva (reale) del valore aggiunto a poco più dello zero virgola per Livorno (+0,2%), Toscana e Italia (+0,1%), mentre per Grosseto la variazione potrebbe risultare addirittura negativa (-0,6%).
Prometeia ipotizza un leggero miglioramento della situazione nel 2020 per tutti i territori presi in esame: Livorno +0,8%, Grosseto +0,5%, Toscana e Italia +0,6%. L’ipotesi è tuttavia meno positiva di come possa apparire a prima vista in quanto incorpora un’espansione del divario tra ricchezza nominale e reale conseguente ad un peggioramento del potere d’acquisto delle famiglie e dei costi alla produzione.
In dieci anni (2009-2019) in Italia il valore aggiunto per abitante calcolato a prezzi correnti (valore nominale) passa dai 23.789 € del 2009 ai 27.927 € del 2019 (per una variazione pari a +10,9% in termini nominali e +2% in termini reali (cioè al netto dell’effetto prezzi). L’espansione del divario tra valore nominale e valore reale si registra a livello nazionale a partire dal 2013.

Fatta salva la diversità dei valori di partenza, in Toscana il valore aggiunto per abitante segue la stessa evoluzione di quello nazionale: si passa dai 25.356 € del 2009 ai 28.171 € del 2019, valori più elevati della media italiana. Nel complesso del periodo si assiste ad una crescita in termini nominali dell’11,1% (di poco superiore alla media nazionale); tale aumento si contrae significativamente valorizzando l’indicatore in termini reali ovvero calcolandolo al netto dell’effetto prezzi. In tal caso infatti la variazione si riduce a +2,2%. Da sottolineare come anche per la Toscana il 2013 abbia costituito uno spartiacque nell’andamento del decennio 2009-2019.

Nel 2019 il valore aggiunto per abitante dovrebbe mantenersi al di sotto della media regionale e nazionale sia a Livorno (24.947 €) che a Grosseto (22.620 €); ciò si verifica anche per tutto il decennio preso in esame.

Nel 2009 a Livorno il valore aggiunto per abitante calcolato a prezzi correnti era pari a 22.854 €. In dieci anni è cresciuto del 9,2% arrivando a 24.947 € (stima 2019). Se l’indicatore in oggetto, per isolare l’inflazione, viene stimato a prezzi base 2010 si ottiene una variazione del +0,4%.

Grosseto presenta alcune peculiarità rispetto ai territori precedentemente esaminati. Infatti, a conferma di una certa “vischiosità comportamentale”, l’anno più critico sembra essere stato il 2014 anziché il 2013. La valorizzazione a prezzi correnti del valore aggiunto per abitante associa a Grosseto un indicatore pari a 21.967 € per il 2009 ed a 22.620 € per il 2019, per una variazione di periodo del +3% che, se stimata a prezzi costanti 2010, diviene significativamente negativa (-5,7%).

La sola variazione annua (2018-2019) del valore aggiunto per abitante calcolato in termini nominali si stima possa risultare di poco superiore all’1% per Livorno e media Italia, mentre per Grosseto e Toscana la variazione potrebbe risultare rispettivamente del +0,5% e +0,9%.
Il risultato annuo peggiora sensibilmente se si procede ad una valorizzazione a prezzi costanti (base 2010) che trascina verso il basso le variazioni, finanche a renderle in alcuni casi negative: Livorno (+0,2%), Grosseto (-0,3%), Toscana (-0,1%), Italia (+0,1%).

Le previsioni per il 2020 segnalano la possibilità di un’evoluzione positiva dell’indicatore anche a dispetto del freno all’intensità di variazione posto dall’incremento dei prezzi alla produzione ed al consumo. La crescita annua nominale potrebbe risultare ovunque intorno al 2% mentre in termini reali la variazione dovrebbe essere positiva sebbene ancora in termini di “zero virgola”.

Scendendo più nel dettaglio è interessante osservare l’evoluzione del valore aggiunto per macrosettore di attività.
Già con riferimento al 2019 il valore aggiunto delle Costruzioni dovrebbe risultare in netta ripresa ovunque, ripresa che sarà più moderata per Livorno e di maggior intensità per Grosseto anche a seguito dei più bassi valori di partenza. Ulteriori importanti miglioramenti sono tuttavia attesi anche per il 2020.
Fondamentalmente buona la performance dei Servizi stimata per il 2019, per quanto anche in questo caso Prometeia manifesti un maggior ottimismo nelle previsioni 2020.
Si prefigura una situazione decisamente più complessa per l’Industria che stenta ancora a trovare una nuovo percorso di crescita (complice l’instabilità politica, economica e l’incertezza su redditi e investimenti che ne consegue) dopo la forte crisi che negli ultimi anni ha pesantemente messo in discussione il modello di sviluppo e la struttura. Sembrano essere più che altro le realtà provinciali quelle in maggior difficoltà in quanto i contesti toscano e italiano, per Prometeia, potrebbero avere qualche probabilità di miglioramento in più, almeno nel 2020.
In generale sul risultato finale pesa negativamente la crescita dei prezzi alla produzione.

In questo senso fa accezione, per il 2019, l’Agricoltura che sembra invece essere stata interessata da un abbassamento dei prezzi alla produzione; calo che tuttavia non si manterrà per il 2020. Anno in cui l’indice si prevede in crescita tanto da generare un peggioramento dei risultati effettivi in termini di valore aggiunto prodotto (calcolato a prezzi costanti base 2010).
Chiaramente la valutazione in merito all’andamento dei settori, ed al loro impatto sul risultato complessivo, non può prescindere dal tener conto del diverso contributo che ciascuno di essi offre alla determinazione del valore aggiunto nei territori esaminati.

REDDITO E CONSUMI

Il decennio di crisi non ha avuto effetti devastanti soltanto per il sistema delle imprese. Le famiglie patiscono la perdita di potere d’acquisto del reddito disponibile per consumi a seguito del caro vita. Il reddito pro capite reale (calcolato a prezzi base 2010) infatti è crollato pesantemente di anno in anno dal 2009 al 2013, con pesanti ripercussioni sui comportamenti delle famiglie gravate anche dalla mancanza di una adeguata dinamica salariale e dalle difficoltà occupazionali. Ad oggi sembra ancora impossibile prevedere un pieno recupero dei livelli di reddito pre crisi, fatta eccezione per Grosseto che già nel 2020 potrebbe avere maggiori probabilità.

Partendo con un’analisi del dato a prezzi correnti (che ingloba pertanto la dinamica espansiva dei costi d’acquisto) in Italia si registra nel 2009 un valore medio del reddito pro capite di 18.275 €; valore che, nel 2019 (stima provvisoria) giunge a quota 19.692 €.
Per la Toscana il reddito pro capite nominale si mantiene più elevato della media nazionale per tutto il decennio a partire dai 20.076 € del 2009 ai 21.579 € del 2019.
Per i residenti livornesi si calcola un reddito pro capite annuo disponibile per i consumi (a prezzi correnti 19.317 € nel 2009 e 20.368 € dieci anni dopo) intermedio tra quello regionale e quello nazionale.
In provincia di Grosseto nel 2019 ciascun residente può contare su 18.870 € all’anno (calcolato sempre a prezzi correnti) contro i 18.691 € del 2009. Il valore, ancorché lievemente superiore a quello dell’Italia, risulta inferiore al dato regionale e livornese.
Fatto salvo il diverso importo medio annuo del reddito pro capite di partenza, i territori in esame condividono il connesso trend decennale nonché il previsto andamento positivo 2019- 2020.

Seppur in misura diversa, e con maggior intensità per Grosseto, il reddito pro capite dei residenti sembra destinato a crescere per due anni consecutivi (2019 e 2020) anche  a dispetto di una continua, seppur contenuta, evoluzione dei prezzi al consumo.

Essendo minima la variazione intercorsa nella popolazione residente, l’evoluzione generale del reddito disponibile complessivo non differisce in termini sostanziali da quello relativo al reddito pro capite.
L’andamento del reddito disponibile dei residenti condiziona naturalmente quello dei loro consumi, tuttavia la scelta in merito a quanta parte del reddito aggiuntivo è spendibile in consumi resta legata anche a diversi altri fattori: andamento del mercato del lavoro, della politica fiscale, del clima di fiducia dei consumatori, dell’inflazione, dei tassi di interesse etc.

Nonostante i progressi degli ultimi anni il valore nazionale è ancora inferiore alla media toscana. Livorno supera come di consueto anche quest’ultima mentre Grosseto si colloca in una posizione intermedia rispetto a Toscana e Italia.

Prometeia stima che la spesa per consumi, a fine 2019, possa risultare aumentata rispetto al 2018 per tutti i territori presi in esame. La capacità di acquisto sarà tuttavia penalizzata dall’aumento di alcuni prezzi al consumo tanto che la variazione della spesa annua calcolata a prezzi costanti 2010 si stima che possa risultare inferiore a quella valorizzata a prezzi correnti. Per di più l’incertezza sul futuro (dovuta all’instabilità occupazionale, politica, economica et...) potrebbe portare i residenti a non tradurre in consumi aggiuntivi tutto l’incremento del reddito annuo.

Nel 2020 si ipotizza che la crescita dei consumi possa risultare percentualmente di poco superiore a quella del 2019: potrebbe raggiungere il +1% soltanto per Livorno e restare al di sotto di tale valore per gli altri territori.
Fatta eccezione per Grosseto, nel 2020 la spesa per consumi dovrebbe superare il livello del 2010.

Occorre precisare che la spesa per consumi qui esaminata è intesa come “spesa per consumi finali delle famiglie sul territorio economico” ovvero comprensiva della spesa delle famiglie non residenti che si trovano a vario titolo sul territorio in esame (Es. turisti, pendolari per lavoro o studio etc.). Al contempo il suddetto importo non include la spesa per consumi dei residenti realizzata al di fuori della provincia. Ciò significa che la comparazione con il dato sul reddito disponibile dei residenti non può essere considerata del tutto esatta. Tuttavia alcune considerazioni possono comunque essere fatte.

Stando ai dati Prometeia il reddito pro capite 2019 dei residenti dovrebbe risultare ovunque cresciuto più della spesa pro capite in consumi, nonostante essa includa gli acquisti di beni e servizi anche dei non residenti. Ciò porterebbe quindi a pensare che, come detto, solo una parte della maggiorazione di reddito annuo dei residenti risulterà spesa in consumi, quantomeno sul territorio in esame.

D’altra parte secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia sul turismo internazionale “nel 2018 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è aumentata a un tasso sostenuto (6,5
%) […] La spesa dei viaggiatori italiani all’estero è cresciuta in modo meno marcato (3,8
%).” Stando ai dati mensili 2019 sin qui disponibili si palesa un possibile miglioramento della variazione di spesa sostenuta sia dagli stranieri in Italia che dagli italiani all’estero soprattutto rispetto alla prima parte del 2018. In sostanza i consumatori italiani sono più cauti, come ritenessero il loro piccolo incremento di reddito un evento transitorio, mentre il turismo continua a dare un fondamentale contributo ai consumi interni.

Come già accennato l’andamento dei consumi non è determinato soltanto da quello dei prezzi bensì anche da quello dello stato occupazionale della popolazione e dai livelli retributivi, dalla politica fiscale e dal clima di fiducia dei consumatori etc. Tutti elementi che a ben vedere negli ultimi anni non hanno giocato a favore della domanda di beni e servizi che è stata e rimane molto debole e non riesce a corroborare la ripresa. Occorre tenere presente che nel momento in cui Prometeia ha formulato le previsioni in oggetto le scelte dei consumatori (ma non solo) risultavano, più che in passato, condizionate dall’attesa in merito alle decisioni del Governo, in particolare per quanto concerne il previsto aumento dell’IVA  e delle accise a partire dal 1° gennaio 2020.

Prometeia ci conferma del resto che il clima di fiducia dei consumatori a settembre è peggiorato rispetto allo stesso periodo 2018, valutazione che sicuramente non aiuta a formulare previsioni favorevoli circa un possibile “decollo” dei consumi interni nel breve periodo. Del resto spesso, soprattutto in fase di programmazione di spese e investimenti, la percezione che gli operatori economici e le famiglie hanno dello stato dell’economia è forse un aspetto più importante dello stato dell’economia stessa. Molto spesso infatti sono proprio le aspettative alla base delle decisioni, aspettative e realtà che non sempre sono allineate.

MERCATO DEL LAVORO

In questa sede la dinamica occupazionale sarà esaminata utilizzando come indicatore di riferimento le unità di lavoro a tempo pieno1 effettivamente impiegate.

Stando alle stime Prometeia il 2019 risulterà caratterizzato da una debole crescita numerica delle unità di lavoro in tutti i territori esaminati, con eccezione di Livorno dove risulteranno in leggera flessione. Il 2020 si presume che si chiuderà diffusamente all’insegna di modesti incrementi percentuali delle unità lavorative.

A livello di macro settori le Costruzioni dovrebbero registrare nuove importanti tensioni occupazionali anche nel 2019 solo in parte recuperabili nel 2020, anno a cui il settore guarda con maggior ottimismo.

Diversamente, con riferimento all’Agricoltura ed all’Industria, il 2019 si chiude con un bilancio delle unità di lavoro sostanzialmente positivo su tutti i territori presi in esame.

Per entrambi i settori il 2020 potrebbe portare un più o meno marcato peggioramento della situazione. In Agricoltura gli incrementi delle unità di lavoro saranno, rispetto al 2019, ovunque più modesti ed all’insegna della stabilità in Italia. Quanto all’Industria le unità di lavoro risulteranno invece diffusamente in flessione.

Nel 2019 i Servizi potrebbero aver registrato una debole crescita delle unità di lavoro in provincia di Grosseto ed in media Italia; al contempo si ipotizza un bilancio annuo lievemente negativo per la provincia di Livorno e la Toscana. Per quanto debole possa risultare, la ripresa delle unità di lavoro a tempo pieno prevista per il 2020 contribuirà in misura marcata alla determinazione del risultato positivo di ogni territorio, conseguentemente al maggior peso che i Servizi hanno in termini di unità di lavoro impiegate.
Occorre infine considerare che di recente la flessione del clima di fiducia è stata maggiore per le imprese manifatturiere rispetto a quanto rilevato tra le famiglie. Ciò potrebbe impattare negativamente sui programmi occupazionali e di investimento delle aziende.

COMMERCIO CON L’ESTERO

Con riferimento al 2019 Prometeia ipotizza una crescita diffusa e significativa delle esportazioni con percentuali che potrebbero risultare a due cifre per Livorno e Toscana.
Al contempo è previsto un aumento anche delle importazioni con la sola eccezione della provincia di Grosseto.

A differenza della Toscana, nel 2020 tutti i territori dovrebbero riuscire ad incrementare ulteriormente l’export. Il rallentamento dell’export regionale e livornese sconta un incremento 2019 piuttosto sostanzioso. Analoga considerazione può essere fatta per l’import, sempre con riferimento a Livorno e Toscana, mentre crescono significativamente le importazioni di Grosseto ed in modo più contenuto, ma superiore al 2019, quelle italiane.
Preme sottolineare che la valenza di ogni variazione deve essere necessariamente rapportata e valutata in base al valore assoluto iniziale di riferimento.

Secondo Confindustria l’elevata capacità di adattamento delle imprese italiane ai mutati scenari internazionali consente all’export italiano di crescere più della domanda mondiale. Sul finire del 2019 si registra infatti un’espansione decisamente più bassa del commercio mondiale rispetto a quanto si stimava nei mesi precedenti, a causa delle accresciute tensioni protezionistiche (specie tra USA e Cina) e dell’attuale incertezza geoeconomica. In questo contesto, l’export italiano rimane dinamico, grazie al sostegno di alcuni elementi: l’Italia risulta poco presente nei mercati extra-UE in cui la frenata è stata più forte; le nuove strategie delle multinazionali hanno generato nuovi flussi di export, specie da alcune regioni italiane; l’innalzamento delle barriere tariffarie USA contro la Cina ha consentito all’Italia una maggior crescita delle esportazioni nel mercato americano dei prodotti colpiti dai dazi.