Regioni: Giani, piena attuazione della Costituzione con elezioni 7 giugno 1970

Il presidente dell’Assemblea toscana celebra la nascita delle Regioni e ne ripercorre la storia. Con il lockdown è emerso più che mai a distanza di cinqant’anni l’importante ruolo delle Regioni, nel rapporto diretto con cittadini e territori. di Paola Scuffi Firenze: “Il 7 giugno 1970, le prime elezioni regionali diedero piena attuazione alla Costituzione”, parola del Presidente dell’Assemblea toscana, Eugenio Giani, che ricorda una data storica, che ha dato vita ad un nuovo percorso.

Ma come si è arrivati a tale conquista?

Lasciamoci guidare dalla “lezione di storia” di Giani. “Nel 1860 l’Italia era divisa in otto stati preunitari, nel 1865 si dà vita all’ordinamento degli enti locali e lo Stato viene organizzato in comuni e province, per poterlo controllare nei suoi livelli territoriali proprio il Regio decreto 2240 del 1865 configura le province come identificate alle Prefetture, con nello stesso palazzo il Prefetto e il presidente della Provincia. Questo è a Firenze, dove da allora il Palazzo Medici Riccardi, che era stato dei Medici e molto centralizzato secondo lo schema piemontese, ha al suo interno il presidente della Provincia (poi Città metropolitana) e il prefetto, ma in Toscana in 8 sedi su 10 abbiamo presidente della Provincia e prefetto”. Come sottolinea Giani: “L’italia fino al periodo fascista era questo: uno Stato assoluto che si identificava nel connubio Prefettura-Provincia; quindi quando i costituenti, a partire dal grande toscano Piero Calamandrei, cui si deve l’idea dello Stato regionale, concepiscono le Regioni come uno strumento per poter rompere questo equilibrio fondato sul governo assoluto che si regge sui prefetti, incontrano resistenze in seno al Ministero degli Interni e in generale agli apparati romani”.

Da qui la forte elaborazione in Assemblea Costituente per dare vita al riformismo regionale, per un equilibrio tra Governo centrale e autonomie territoriali, quindi, come recita la Costituzione, per una “Repubblica, unica e indivisibile, che riconosce e promuove le autonomie locali’. Un articolo, secondo Giani che trasmette “tutto il senso dell’orgoglio del tricolore, del riconoscersi come italiani, di una Paese uno e indivisibile, consapevole di essere tale ma che contemporaneamente vuole riconoscere le autonomie locali”. La resistenza a costituire le Regioni si sostanzia in ventidue anni, dal 1948 al 1970, tra ostruzionismi e rinvii di chi si era formato sullo schema Stato centrale, comuni, province e prefetture; ma “lo spirito riformista va avanti e configura nelle Regioni delle realtà molto forti, dei veri e propri centri di potere più in grado di rispendere ai cittadini, grazie ad una sorta di santa alleanza tra le principali forze popolari”, afferma con orgoglio Giani, che si abbandona anche a una personale confidenza.

Il lockdown è servito al presidente Eugenio Giani, per ordinare carte e ricordi, che lo hanno portato ad una conferma: “Nel 1972, in occasione delle prime elezioni politiche anticipate della storia repubblicana, già ragazzetto avevo comprato nove giornali che commentavano i risultati elettorali, per fare i dovuti confronti; già seguivo la politica con gli occhi di un bambino che faceva le scuole medie e che si misurava con la realtà delle elezioni regionali attraverso i libri di scuola e le testimonianze”. “Ricordo con nostalgia le lunghe chiacchierate, quando ero il coordinatore nazionale dei giovani socialisti, con Lelio Lagorio, e con tanti altri personaggi che hanno fatto politica sino a poco tempo fa, come Giuseppe Matulli, politico fiorentino, già consigliere regionale e sottosegretario”.

E per chiudere con la dimensione regionale: “Un tempo era l’Assemblea toscana a eleggere il Presidente della Regione, poi siamo passati all’elezione diretta – sottolinea Giani - con l’insediamento del primo Consiglio, nel luglio 1970, toccò a Elio Gabbuggiani, poi Sindaco di Firenze, convocare l’Aula per l’elezione del Governatore, che fu il triestino di nascita Lelio Lagorio, conosciuto come il Granduca, ‘soprannome’ che lo accompagnò per tutta la sua carriera politica, che lo vide anche Ministro della Difesa”.

Guardando ai giorni nostri: “Con il lockdown è emerso più che mai, a distanza di cinquant’anni, l’importante ruolo delle Regioni, sempre più da valorizzare, soprattutto nel rapporto diretto con cittadini e territori – assicura il Presidente – Basti pensare all’importanza che la sanità regionale ha rivestito in questa emergenza sanitaria, nella gestione della crisi e del suo contenimento”.