'Oggi parliamo di...': l'assedio alla città di Grosseto. 'Correva l'anno 1328'

Rubrica settimanale di approfondimento culturale, storico, educazione civica, scuola e attualità. di Simonetta Baccetti Grosseto: Forse non tutti sanno che questa lapide, che si trova a Grosseto sotto l’arco di Porta Vecchia, ricorda l'assedio del 1328, dove i grossetani nei giorni tra il 17 e 21 settembre hanno combattuto valorosamente alla guida di Bino degli Abati del Malia, contro il nemico tedesco Ludovico il Bavaro, che voleva espugnare la città di Grosseto.

Ciò che i tedeschi credevano essere una cosa semplice, si dimostrò per loro una impresa impossibile, tanto da far ritirare le truppe.

Il nemico disse dei grossetani: "uomini maledetti, nefandi, figliolanza di vipere e serpentacci tortuosi, discendenza pestifera…, generazione inflessibile e più dura del macigno, grossolani come il loro nome, non piegabili né per blandizie, né per minacce”.  Insomma, uomini duri da sconfiggere.

La storia narra che Ludovico Il Bavaro, di ritorno da Roma, e sotto la spinta dei conti di Santa Fiora che volevano eliminare Grosseto, decise di espugnare la città, che in quel contesto storico era fortino dei guelfi di Toscana. Grosseto sotto la guida di Bino degli Abati del Malia, e dei suoi figli si prepara al contrattacco ,senza nemmeno lontanamente pensare ad una resa. Tutti parteciparono a questa battaglia, donne, bambini, contadini, ognuno con le proprie forze, dando del filo da torcere all’esercito tedesco.

grifone argento antico.jpgLa battaglia durò per giorni , basti pensare che; (come racconta la storia) "… Il re di Sicilia Federico III inviò delle truppe in aiuto al Bavaro, che, sbarcate a Talamone, raggiunsero la città, ma furono respinte dai Grossetani, nonostante fossero riuscite a salire più volte sulle mura".

Così è descritto l'assedio dal cronista fiorentino Giovanni Villani: "Dopo quattro giorni di infruttuosi assalti e battaglie, durante i quali i balestrieri dell'Imperatore salirono più volte sulle mura della città, furono dagli abitanti di essa respinti a forza", e poi di nuovo: "Fu allora che l'Imperatore e l'Antipapa fecero ritirare le truppe, dopo aver lasciato sotto le mura di Grosseto più di 400 dei migliori soldati".

I Grossetani, in ricordo delle eroiche gesta, vollero che il grifone argenteo sullo sfondo rosso, stemma della città, venisse armato di spada nel braccio destro, proprio come lo vediamo oggi.

Sarebbe bello che ogni anno, tra il 17 e il 21 di settembre, la città di Grosseto ricordasse tale avvenimento, ripercorrendo le gesta dei suoi avi, con iniziative, rappresentazioni, sbandieratori e arcieri, ricreando un ambiente medioevale. Anche noi grossetani abbiamo una storia, che però non ci preoccupiamo di valorizzare.

Questa è storia, la nostra storia, una storia che ci rende fieri di essere “ generazione inflessibile, più dura del macigno, non piegabili”. Viva Grosseto!