Ex Colonie Bodoni, Saragat. 'Filcams Cgil chiede confronto con Bluserena'

Stacchini: «l’arrivo di un nuovo operatore intenzionato a realizzare un albergo da 300 posti letto, è l’occasione per ridisegnare le politiche turistiche a Marina e Principina. In un quadro di riferimento provinciale».

Grosseto: «L’acquisizione delle ex colonie Bodoni e Saragat da parte della società marchigiana “Bluserena” è finalmente una buona notizia – sottolinea il segretario di Filcams Cgil, Massimiliano Stacchini - Sarebbe tuttavia un errore archiviare la cosa con un metaforico brindisi. L’arrivo di un nuovo operatore specializzato nella gestione di alberghi e villaggi turistici di qualità, infatti, non è solo l’occasione per valorizzare le ex colonie, ma anche il pretesto per riconsiderare le politiche del turismo nella fascia costiera del Comune di Grosseto.

Un’occasione da cogliere, quindi. Magari guardando a quello che già si sta facendo a Follonica. Dove la politica del turismo è articolata nell’organizzazione di eventi, valorizzazione della cultura, politiche dei prezzi, investimenti e infrastrutture pubbliche.
In altre parole bisognerebbe invertire la tendenza prevalente a realizzare seconde case, puntando sull’industrializzazione dell’offerta turistica con strutture di dimensione medio-grande e sulla diversificazione dell’offerta rispetto ai differenti periodi dell’anno.

Per Filcams questo non può che coincidere con una migliore organizzazione del mercato del lavoro, attraverso l’emersione del troppo nero e grigio ancora esistente e la contrattualizzazione diffusa del personale dei servizi turistici con accordi di comparto.
Magari in un contesto di promozione dell'intera fascia costiera provinciale, in un asse tra Follonica, Scarlino, Castiglione, Grosseto (Marina e Principina), Orbetello e Monte Argentario. Così da richiamare anche i turisti che arriveranno con le navi da crociera a Porto Santo Stefano, Livorno e, forse, nel nuovo porto di Piombino.

Considerato cosa abbiamo in ballo – conclude Stacchini - Filcams auspica una veloce apertura di un tavolo di confronto con la società acquirente, per la programmazione e la discussione di un patto occupazionale che valorizzi il territorio e faccia ripartire il lavoro buono».