Sui Gessi rossi interviene Barocci, Forum Ambientalista Grosseto

Grosseto: “Se non si ricostruiscono i fatti decennali, la vicenda dei gessi rossi appare oggi come un conflitto tra Istituzioni pubbliche, Regione e Arpat da una parte, Commissione Parlamentare sui reati ambientali, DDA e NOE dall’altra.

I fatti partono da quando la multinazionale Tioxide, obbligata da una Direttiva CEE a non scaricare nel mar Mediterraneo i fanghi rossi, disse che non era più competitiva sui mercati internazionali, poiché si trovava in concorrenza con altre aziende che scaricavano i loro fanghi negli Oceani a costo zero, ma inquinando. Questa valutazione allarmante è stata rinnovata costantemente negli anni, fino alla recente Relazione illustrativa della Venator alla severa Borsa titoli azionari di NewYork del 2020: si chiuderà a Scarlino in Italia e si delocalizzerà la produzione di biossido di Titanio sugli altri impianti della Venator che adottano altri cicli produttivi, se non si riducono i costi delle prevedibili bonifiche e di smaltimento dei fanghi rossi, che altrove continuano ed essere scaricati in mare. A questa minaccia, tutti i sindacati si sono mobilitati chiedendo alla politica di ridurre i costi di smaltimento dei fanghi. La politica toscana, sia in Parlamento che in Regione, con personale molto mediocre, si è attivata NON per chiedere e ottenere l’applicazione a tutti i produttori di biossido di titanio delle regole di una concorrenza leale, fatta nel rispetto delle stesse norme e limiti internazionali, ma ha prodotto diverse deroghe ai limiti di legge europei per consentire di miscelare i rifiuti fanghi rossi con un altro rifiuto, diluendo il tutto e annullando, così, i limiti massimi di concentrazioni tossiche e nocive per alcuni elementi contenuti nei gessi rossi. L’Arpat, come ha scritto la Commissione parlamentare, si è adeguata. Tali deroghe, quelle regionali, sono sicuramente illegittime; quelle nazionali probabilmente sono sanzionabili sia dalla UE, sia dalla nostra Corte Costituzionale. Ma la Commissione Parlamentare sui reati ambientali ha ben messo in evidenza che se le deroghe ottenute da Venator consentono all’azienda di cedere tali rifiuti, non modificano affatto le norme vigenti sulla bonifica dei terreni e delle falde inquinate a carico di coloro che ricevono tali rifiuti e li collocano in presenza di falde idriche o sottopongono tali rifiuti al dilavamento delle piogge con  fenomeni di percolazione. Pertanto, è la politica che si sta dimostrando fallimentare”, conclude Roberto Barocci.