La Toscana, e la provincia di Grosseto in particolare, cenerentole nell’escursionismo

Grosseto: La Regione Toscana, tra le molte leggi fatte male, ne ha una in particolare: quella sull’escursionismo. "Una legge - si legge nella nota di Italia Nostra Sezione Maremma Toscana - varata nell’ormai lontano 1998 che non ha mai trovato applicazione pratica proprio per la pessima struttura che le è stata conferita da un legislatore evidentemente privo di conoscenze sul settore dell’escursionismo,

e sulle potenzialità che questo ha nell’economia turistica, di una delle regioni che possono vantare, nonostante tutto, un paesaggio che è valore economico, oltre che valore culturale.
La legge regionale numero 17 del 1998 non ha saputo dare impulso alle provincie ad organizzare efficaci reti escursionistiche nei loro territori.

Pessimo anche il lavoro della Direzione Regionale Attività Produttive, che non ha saputo coordinare i comuni e le provincie, lasciando i territori, specialmente quelli periferici come il nostro, soli a loro stessi, preferendo concentrarsi sulle grandi arterie (vedi Francigena).
Delle reti sentieristiche create dalle provincie a cavallo del 2000, poco dopo l’approvazione della legge, nessuna è entrata nel Catasto della Rete Escursionistica Toscana (RET). Anche i comuni hanno provato a fare le loro reti, in modo del tutto scoordinato, ma nessuna è divenuta ufficiale.
Solo il CAI, nel 2005, riuscì a far inserire dei sentieri nella RET. Tra essi, ricordiamolo, la via Dogana Costiera che passa da Torre Civetta, che il Comune di Scarlino pochi anni dopo sdemanializzò, cedendola al privato, riconoscendo che non vi era alcun interesse pubblico.

Vi è inoltre la questione della valorizzazione e della tutela della rete storica di strade vicinali, che costituirebbe di per sé una rete escursionistica già esistente, che andrebbe valorizzata, ripristinata, e debitamente tutelata dalle numerose distruzioni, sdemanializzazioni e usurpazioni, e che la legge non ha minimamente affrontato.
Anche oggi, a distanza di oltre venti anni dall’emanazione della normativa, nonostante qualche cartello in giro, la Rete Escursionistica Toscana e il suo Catasto sembrano non esistere ufficialmente, quindi qualsiasi sentiero apparentemente attrezzato rischia di non essere assolutamente tutelato, con la seria possibilità che l’escursionista o la guida escursionistica professionale possano capitare in mezzo ad un cantiere di taglio forestale, col sentiero devastato dai trattori, o di fronte ad un cancello chiuso, senza che le autorità amministrative siano a conoscenza, o vogliano applicare, gli strumenti a tutela di questo diritto collettivo al passaggio sui sentieri escursionistici a tutela del lavoro di chi opera nel settore.
La Provincia di Grosseto, nelle carte escursionistiche, risulta ancora un grande spazio bianco, come nelle carte geografiche il cuore dell’Africa prima delle grandi esplorazioni.

È urgente una riforma della legge 17 del 1998, che preveda l’obbligo che tutti i comuni censiscano e tutelino le strade vicinali iscritte al Nuovo Catasto Terreni e indicate nel catasto leopoldino, creando una banca dati cartografica, affinché vi si possa attingere prioritariamente nella creazione di nuovi percorsi escursionistici. È inoltre essenziale prevedere una tutela della viabilità minore e dei tanti sentieri nei nostri boschi, obbligando le ditte boschive al rilascio di una fascia di vegetazione lungo i sentieri, le mulattiere e le carrarecce, prevedendo sanzioni pecuniarie e accessorie nei confronti di chi li chiude o li danneggia.

È essenziale ribadire e riconoscere, per legge, la demanialità delle strade vicinali catastali, e il diritto di uso pubblico ai fini escursionistici di tutta la viabilità storica documentata dalle carte o dalle loro evidenze fisiche sul territorio.
È importante prevedere che l’iniziativa di proporre nuovi percorsi possa partire da associazioni culturali o sportive, e da iniziative di partecipazione della società civile, coinvolgendo anche le guide ambientali escursionistiche.
La Toscana può offrire, ai piedi dell’escursionista, alle ruote del ciclista o alle selle del cavaliere, non solo un mero sedime viario su cui appoggiarsi, ma tutta la sua rete di viabilità storica attorno alla quale è nato il paesaggio".